Il Riesame, nel suo esame di legittimità, si concentra su un’analisi circoscritta, concentrandosi esclusivamente sulla verifica della sussistenza di presupposti cautelari e sulla persistenza di elementi indicativi di responsabilità sufficientemente robusti a giustificare le misure restrittive adottate.
Contrariamente a quanto possa apparire, il suo ruolo non include la formulazione di giudizi di merito, ovvero l’affermazione di assoluzione o condanna.
La sua valutazione si limita ad un sottoinsieme di indagati e ad una specifica ordinanza che li riguarda, valutandone la legittimità alla luce delle evidenze disponibili al momento.
Come ha chiarito la procuratrice aggiunta di Milano, Tiziana Siciliano, al termine di una sessione decisiva delle udienze dedicate alla discussione dei ricorsi contro le ordinanze di arresto nell’ambito dell’indagine urbanistica, il compito del Riesame è di un’importanza cruciale, ma intrinsecamente delimitato.
Non si tratta di un giudizio complessivo sull’intera operazione investigativa, che resta di competenza delle autorità giudiziarie di primo grado e successive.
Questa specificità operativa riflette un principio fondamentale del diritto processuale penale: la separazione tra le funzioni cautelari e quelle di merito.
Il Riesame, operando in questa fase preliminare, ha il dovere di accertare la proporzionalità delle misure restrittive rispetto alla gravità dei fatti contestati e alla pericolosità dei soggetti coinvolti, tutelando al contempo i loro diritti costituzionali.
L’esame non si esaurisce quindi in una valutazione complessiva della presunzione di colpevolezza, ma si concentra sulla verifica della sua plausibilità in relazione ai presupposti che hanno motivato l’adozione delle misure cautelari.
In altre parole, il Riesame si interroga se, allo stato degli atti, vi siano elementi concreti e univoci che giustifichino la restrizione della libertà personale degli indagati, senza pregiudicare, ovviamente, la loro presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva.