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Ficuzza, 48° anniversario: omaggio a Russo e Costa, simboli della lotta alla mafia.

Il 1977, un anno gravido di violenza e ombre lunghe, continua a proiettare la sua ombra sul tessuto sociale siciliano, e oggi si commemora il 48° anniversario di un evento che incarna la brutalità e la complessità delle dinamiche criminali e istituzionali dell’epoca: l’omicidio del tenente colonnello Giuseppe Russo e del professore Filippo Costa a Ficuzza, frazione di Corleone.
La cerimonia, sobria e solenne, ha visto la deposizione di una corona d’alloro sotto la stele commemorativa, accompagnata dai militari che hanno reso gli onori e dalla lettura della motivazione che ha insignito postumo del valore civile al colonnello Russo, un uomo che si erse contro le spire del potere mafioso.
L’omicidio di Russo, un ufficiale dei carabinieri appartenente al nucleo investigativo di Palermo, non fu un evento isolato, ma il tragico culmine di un’azione mirata a soffocare un’indagine delicatissima.
Russo stava infatti scandagliando gli interessi occulti dei clan mafiosi, guidati dalle figure di Totò Riina e Bernardo Provenzano, nel progetto di costruzione della diga Garcia, un’opera pubblica che si rivelò essere un’eccezionale opportunità per il riciclaggio di denaro sporco e la consolidamento del potere mafioso nel territorio di Roccamena.
L’inchiesta, già di per sé ardua, si presentava particolarmente rischiosa, poiché Russo stava cercando di svelare un intreccio di collusioni che coinvolgeva esponenti politici, imprenditori e, come si scoprirà in seguito, membri delle cosche mafiose.
La figura del colonnello Russo si rivela ancora più complessa se consideriamo il suo coinvolgimento in altre inchieste di rilievo nazionale.

La sua attività investigativa si estese, infatti, all’indagine sull’omicidio di Peppino Impastato, giornalista e attivista che si era opposto con coraggio alla mafia, e all’inchiesta sulla misteriosa scomparsa e morte del presidente dell’Eni, Enrico Mattei, eventi che ancora oggi alimentano interrogativi e ipotesi non del tutto chiarite.
Russo, dunque, non fu solo un uomo di legge, ma un simbolo della lotta per la verità e la giustizia in un’epoca in cui il confine tra legale e illegale risultava spesso sfumato.
La cerimonia commemorativa, alla quale hanno partecipato il prefetto di Palermo Massimo Mariani, il comandante della legione carabinieri Sicilia, generale di brigata Ubaldo Del Monaco, il comandante provinciale di Palermo, generale di brigata Luciano Magrini, il sindaco di Corleone Walter Rà e la figlia del colonnello, Benedetta Russo, ha rappresentato un momento di raccoglimento e memoria.
La presenza dell’Arcivescovo di Monreale, Monsignor Gualtiero Isacchi, e del cappellano militare, Don Salvatore Falzone, ha reso omaggio alle vittime attraverso una preghiera solenne, un gesto di speranza per un futuro in cui la legalità possa prevalere sulla criminalità e la memoria di coloro che hanno sacrificato la propria vita per la verità possa essere custodita con cura e rispetto.

La loro testimonianza, oggi più che mai, ci impone una riflessione profonda sulla necessità di non dimenticare e di continuare a combattere per un’Italia più giusta e libera.

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