martedì 9 Settembre 2025
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Carenza di competenze: l’Italia a secco di manodopera qualificata.

Il tessuto economico italiano è attraversato da una carenza strutturale di competenze che sta mettendo a dura prova settori chiave, evidenziando una frattura territoriale profonda.
L’edilizia e il manifatturiero, pilastri della produzione nazionale, si trovano ad affrontare una sfida inedita: la difficoltà crescente di reperire personale qualificato.

Questa emergenza non si traduce semplicemente in ritardi nei cantieri o rallentamenti nella produzione, ma minaccia la competitività del sistema Paese e la sua capacità di rispondere alle nuove esigenze del mercato globale.

L’analisi delle filiere coinvolte rivela una vasta gamma di professioni critiche.

Nel settore edile, la richiesta di figure specializzate come carpentieri, ponteggiatori, cartongessisti e pavimentatori, tradizionalmente basate sull’esperienza e sulla manualità, si scontra con una scarsa disponibilità di giovani interessati ad apprendere questi mestieri.
Analogamente, il settore metalmeccanico, cuore pulsante dell’innovazione industriale, lamenta la carenza di tornitori, fresatori, saldatori certificati e operatori di macchine a controllo numerico computerizzato – figure essenziali per la produzione di beni complessi e tecnologicamente avanzati.

Anche le filiere del legno (verniciatori, restauratori di mobili antichi, filettatori attrezzisti) e del tessile-abbigliamento (modellisti, confezionisti, stampatori) e del calzaturiero (tagliatori, orlatori, rifinitori, cucitori) soffrono a causa della difficoltà di attrarre e trattenere competenze specialistiche.
La distribuzione geografica di questa emergenza non è uniforme.

Il Nordest italiano, storicamente motore di crescita e innovazione, appare particolarmente colpito, con percentuali di difficoltà nel reperimento di personale che superano la media nazionale.

Trentino A.
A.

, Friuli V.
G.

, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto si trovano ad affrontare le sfide più significative.
Al contrario, il Mezzogiorno, pur non immune al problema, mostra una situazione relativamente più contenuta, sebbene anche in questo caso la carenza di competenze rischia di frenare lo sviluppo economico e la creazione di nuove opportunità di lavoro.
Pordenone, con un tasso di difficoltà eccezionalmente alto, emerge come la provincia più critica, seguita da Bolzano, Trento, Gorizia e Cuneo.
Le province di Caserta, Salerno e Palermo presentano un quadro leggermente più favorevole.
Nonostante queste difficoltà, le previsioni per il biennio 2025-2026 indicano una potenziale ondata di nuove assunzioni, con Milano e Roma in testa, a testimonianza della persistente domanda di lavoro e della capacità di resilienza del sistema economico nazionale.
Napoli, Torino, Bari e Brescia si posizionano anch’esse tra le città che offriranno maggiori opportunità.
Tuttavia, l’effettiva concretizzazione di queste proiezioni dipenderà dalla capacità di colmare il divario di competenze e di creare un ambiente più attrattivo per i giovani, promuovendo la formazione professionale, l’alternanza scuola-lavoro e valorizzando i mestieri tradizionali.
La sfida, dunque, non è solo quantitativa (aumentare il numero di lavoratori), ma anche qualitativa (garantire che siano dotati delle competenze necessarie per rispondere alle esigenze del mercato).

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