Microbirrifici Italiani: Unionbirrai chiede una svolta fiscale

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La sopravvivenza e la crescita dei microbirrifici italiani, linfa vitale di un settore agroalimentare in continua evoluzione, si rivelano soffocate da un sistema fiscale obsoleto e inadatto alle loro peculiarità.
Unionbirrai, l’associazione che rappresenta l’autentica birra artigianale indipendente, ripropone con forza l’urgenza di una radicale revisione del regime fiscale, proponendo una forfettizzazione fino a 500 ettolitri come misura imprescindibile.
La problematica non è nuova.

Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai, sottolinea come circa l’80% del panorama birrario nazionale – un tessuto composto da 700-800 microimprese – si collochi al di sotto di questa soglia produttiva.

Pur beneficiando dello sconto sulle accise previsto dall’Unione Europea (50%), l’onere amministrativo e burocratico legato alla gestione dell’imposta si rivela un peso insostenibile per queste realtà.

Si tratta di una contraddizione che penalizza il vero motore dell’innovazione e della diversità nel settore birrario.
L’attuale sistema di accertamento, ereditato da un modello industriale di grandi dimensioni, impone alle piccole realtà produttive un carico fiscale sproporzionato, che assorbe risorse preziose che potrebbero essere reinvestite in ricerca, sviluppo di nuovi prodotti, formazione del personale e promozione.
Questo divario tra la complessità del sistema e la scala delle operazioni birrificie si traduce in costi nascosti, perdita di tempo e frustrazione per gli imprenditori, che spesso si trovano a dover delegare ad esperti esterni la gestione della fiscalità, erodendo ulteriormente i loro margini di profitto.
La proposta di Unionbirrai, supportata da documentazione formale inviata ripetutamente al Ministero dell’Economia e all’Agenzia delle Dogane, non si limita a una mera semplificazione amministrativa, ma mira a creare un ambiente fiscale favorevole all’imprenditoria artigianale, stimolando la crescita del settore e la creazione di nuovi posti di lavoro.

L’allineamento su questa istanza da parte di altri attori della filiera rappresenta un segnale incoraggiante, indicando la condivisione di una visione comune e la possibilità di una battaglia concertata.

Il dibattito si è intensificato durante il convegno ‘Accise e Birra, una sfida per il comparto agroalimentare’, svoltosi nell’ambito della rassegna Bolle di Malto 2025 a Biella.

L’evento ha fornito una piattaforma per discutere le problematiche del settore e per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di politiche fiscali mirate a sostenere le piccole e medie imprese, veri pilastri dell’economia italiana.
La forfettizzazione a 500 ettolitri, lungi dall’essere una concessione, si configura come un investimento strategico nel futuro della birra artigianale italiana, un bene culturale e gastronomico da tutelare e promuovere con orgoglio.

La speranza è che questa volta il grido di Unionbirrai trovi un riscontro positivo e che si apra una stagione di ascolto e di azioni concrete per il bene del settore.

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