martedì 9 Settembre 2025
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Stiglitz contro l’accordo UE-USA: La carta non vale nulla

L’intesa commerciale tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti, siglata di recente per dirimere la controversia sui dazi, solleva profonde perplessità.
L’affermazione del premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, rilasciata durante un intervento al Forum della Competitività presso Assolombarda, incarna un sentimento di cautela diffusa: “Non ritengo che qualsiasi patto con Trump valga la carta su cui è scritto.
” Questa dichiarazione, apparentemente lapidaria, racchiude una critica radicale che va ben oltre la mera disapprovazione di un accordo commerciale.

Stiglitz, con la sua profonda esperienza in materia di politica economica e commercio internazionale, suggerisce implicitamente una mancanza di fiducia nella stabilità e nella durabilità di un compromesso raggiunto sotto l’amministrazione Trump.

La frase evoca un’immagine di fragilità, di un impegno scritto su un supporto effimero, facilmente alterabile o cancellabile.

Non si tratta, quindi, solo di mettere in discussione i termini specifici dell’accordo, ma di sollevare dubbi più ampi sulla credibilità del garante e sulla prevedibilità delle sue azioni future.
L’accordo, volto a scongiurare l’imposizione di tariffe punitivi su beni europei, rappresenta un tentativo di mitigare le tensioni commerciali tra i due blocchi.

Tuttavia, l’imprevedibilità delle politiche economiche statunitensi, caratterizzate da un approccio spesso unilaterale e protezionistico, lascia spazio a interpretazioni divergenti e potenziali rovesciamenti.
La “carta” su cui è scritto l’accordo, quindi, rischia di essere una promessa vuota, soggetta alle mutevoli priorità e ai capricci di un politico incline a rimodellare le regole del gioco in base alle esigenze del momento.

La riflessione di Stiglitz invita a considerare l’accordo non come un punto di arrivo, ma come una tregua precaria.

Richiede una vigilanza costante e un’analisi critica delle dinamiche di potere sottostanti, per evitare che l’apparente stabilità sia solo un’illusione.

È fondamentale, pertanto, che l’Europa non si lasci ingannare da un compromesso apparentemente positivo, ma mantenga la capacità di agire in modo autonomo e di difendere i propri interessi, anche a costo di confrontarsi con un partner commerciale incline a comportamenti protezionistici.
La lezione derivante da questa esperienza dovrebbe rafforzare la necessità di una politica commerciale europea più resiliente, basata su principi di trasparenza, equità e cooperazione, e meno vulnerabile alle fluttuazioni politiche di un singolo paese.
La “carta” non può essere l’unica garanzia: la solida costruzione di relazioni commerciali durature richiede un impegno più profondo e un approccio strategico a lungo termine.

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