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Trento

Canapa Sativa: Via libera dal Tribunale di Trento confermato

La recente ordinanza del Tribunale di Trento, emessa dalla giudice Enrica Poli il 5 settembre e corroborata dal precedente orientamento delle Sezioni Unite della Cassazione del 2019, offre un’ulteriore chiarificazione cruciale riguardo alla liceità della coltivazione e lavorazione della canapa sativa in Italia.

Il fulcro della questione risiede nel limite di tetraidrocannabinoidi (THC) pari o inferiore allo 0,6%, soglia che determina l’esclusione della materia prima da qualsiasi classificazione di sostanza stupefacente.

L’ordinanza interviene in seguito al ricorso presentato da due associazioni di produttori, Canapa Sativa Italia e Imprenditori Canapa Italia, le quali contestavano l’interpretazione dell’articolo 18 del decreto legislativo 48/2025.
Il foro di Trento ha respinto il ricorso, qualificando l’articolo in esame come una mera riaffermazione, un *confirmative principle*, che integra il quadro giuridico già stabilito dalla Suprema Corte nel 2019.

Questo significa che la legalità dell’attività si fonda sulla centralità della valutazione concreta dell’offensività: non è sufficiente la mera potenzialità di effetti psicotropi, ma è necessario accertare, caso per caso, che la sostanza derivata dalla canapa manifesti effettivamente tali effetti.

L’ordinanza sottolinea un aspetto fondamentale: l’impossibilità di sospendere cautelativamente la norma contestata.

La sua natura di principio generale e astratto, inerente alla materia degli stupefacenti, preclude l’adozione di misure sospensive che potrebbero paralizzare un settore economico in crescita.
Solo un provvedimento amministrativo specifico, che neghi o limiti l’attività produttiva (attraverso sequestri, ordinanze, o dinieghi autorizzativi), potrebbe essere oggetto di sospensione, e solo in seguito a un’attenta valutazione dei fatti.
In sostanza, l’ordinanza conferma che gli operatori del settore possono continuare a operare, purché i prodotti derivati dalla canapa non possiedano effetti psicotropi.

Si tratta di un elemento di stabilità e certezza del diritto che favorisce lo sviluppo di un comparto economico che abbraccia filiere diverse, dall’agricoltura alla cosmesi, dall’alimentazione alla produzione di materiali innovativi.
La coltivazione e la trasformazione della canapa, quando finalizzate a prodotti privi di capacità drogante, si collocano nel solco di attività commerciali legittime, contribuendo alla crescita economica del Paese e all’innovazione tecnologica.

La sentenza rappresenta quindi un segnale positivo per l’intero settore, che può continuare a pianificare il proprio futuro con maggiore sicurezza, consolidando un modello di sviluppo sostenibile e rispettoso delle normative vigenti.

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