venerdì 12 Settembre 2025
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Bambini in carcere: una frattura etica e giuridica da sanare.

L’immagine di un bambino che cresce tra le mura carcerarie rappresenta una frattura profonda nell’ordinamento giuridico e un imperativo etico urgente da affrontare.
La presenza di detenute madri con i figli al seguito, seppur una minoranza all’interno della popolazione carceraria, solleva interrogativi complessi che vanno ben oltre la semplice gestione di un numero.
Si tratta di un nodo cruciale che intreccia diritti fondamentali, responsabilità sociali e l’impatto traumatico sulla crescita di individui innocenti.

Attualmente, il sistema penitenziario italiano ospita diciotto madri con i propri figli, una realtà che vede una significativa prevalenza di cittadine straniere (dieci su diciotto), riflettendo spesso condizioni socio-economiche precarie e percorsi di marginalità che portano all’esecuzione della pena.

Il dato allarmante dei ventitré bambini coinvolti, di cui tredici stranieri, evidenzia una situazione di vulnerabilità particolarmente acuta.
Questi minori, privi di qualsiasi responsabilità penale, sono costretti a vivere in ambienti inadatti, lontani dalla normalità e spesso esposti a dinamiche psicologiche complesse.

Gli Istituti a Custodia Attenuata, come quello di Lauro, il più grande d’Italia, rappresentano un tentativo di mitigare le difficoltà, offrendo spazi dedicati e programmi di supporto.

Tuttavia, l’efficacia di queste misure è spesso limitata dalla complessità dei casi individuali e dalla carenza di risorse adeguate.
La denuncia del garante, Samuele Ciambriello, che segnala la presenza di una donna incinta al quinto mese, sottolinea ulteriormente l’urgenza di un intervento tempestivo e mirato.

Il dilemma etico-giuridico è innegabile: come conciliare la necessità di garantire la sicurezza pubblica con il diritto del bambino a crescere in un ambiente sano e protettivo? L’alternativa alla detenzione, ove possibile, dovrebbe essere sempre prioritaria, valutando attentamente le circostanze individuali della madre e il benessere del minore.
Programmi di sostegno alla genitorialità, comunità di accoglienza e percorsi di reinserimento sociale per le madri detenute, abbinati a un’attenta tutela dei diritti dei bambini, rappresentano un investimento nel futuro, sia per i singoli individui che per la società nel suo complesso.
La ripetuta affermazione della totale innocenza dei bambini coinvolti non è un semplice appello, ma un monito a ripensare radicalmente l’approccio alla giustizia penale, mettendo al centro il rispetto dei diritti umani e la tutela della vulnerabilità minorile.

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