In Friuli Venezia Giulia, il percorso di riappropriazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata e ai suoi complici rappresenta un capitolo significativo nella lotta alla mafia e nella promozione della legalità.
Attualmente, il patrimonio immobiliare sottratto alle organizzazioni criminali conta 70 unità, distribuite tra lo Stato, gli enti locali e il Terzo Settore, in un’evoluzione che testimonia l’impegno regionale nel trasformare il danno economico derivante dall’illegalità in opportunità di sviluppo sociale ed economico.
Il dato, presentato dall’avvocata Barbara Clama, presidente dell’Osservatorio regionale antimafia, durante un seminario promosso dalle principali associazioni di volontariato e cooperazione sociale, evidenzia una dinamica complessa.
Sebbene 17 immobili rimangano di proprietà statale e 2 siano stati alienati, la maggior parte, 51 unità, è stata trasferita ai Comuni, segnando una scelta strategica volta a coinvolgere direttamente le comunità locali nella gestione e riqualificazione di questi beni.
Di questi, un numero considerevole – 25 – è stato destinato a finalità sociali, accogliendo progetti di inclusione, assistenza a fasce vulnerabili e promozione culturale.
Altri 18 immobili sono stati assegnati a funzioni istituzionali, supportando l’operato di enti pubblici e servizi essenziali.
Un confronto con la situazione del 2022, quando i beni destinati erano 40, di cui 32 assegnati ai Comuni e 8 ad uso governativo, rivela un’accelerazione nel processo di redistribuzione.
In particolare, l’aumento delle destinazioni sociali, da 14 a un numero attuale non specificato ma presumibilmente superiore, riflette un’attenzione crescente verso la riappropriazione sociale di questi beni.
La complessità delle procedure di assegnazione, tuttavia, costituisce un ostacolo significativo, specialmente per i piccoli Comuni e le realtà del Terzo Settore, spesso gravate da risorse limitate e competenze specialistiche.
Per mitigare questa difficoltà, l’Osservatorio sta implementando strumenti di supporto e manuali pratici, unitamente alla nuova Piattaforma Unica delle Destinazioni, progettata per semplificare l’accesso ai bandi e facilitare la gestione dei beni confiscati.
Al di là del valore economico intrinseco, la restituzione di questi beni alle comunità rappresenta un gesto di profondo significato etico e simbolico.
Trasformare i proventi dell’illegalità in risorse a disposizione della collettività contribuisce a rafforzare la cultura della legalità e a contrastare l’effetto disgregante della criminalità organizzata.
Nonostante i progressi compiuti, l’Osservatorio regionale antimafia, ricalcando le indicazioni emerse dall’ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia, sottolinea come il quadro regionale richieda una vigilanza costante.
I segnali di allarme non consentono un’ottimistica rassegnazione e richiedono un impegno continuo e rafforzato da parte di tutti gli attori coinvolti, istituzioni, associazioni, cittadini, per proteggere il tessuto sociale e promuovere un futuro basato sulla legalità e sulla giustizia.
Restano attualmente in gestione all’Agenzia nazionale 32 beni immobili e 5 aziende, che necessitano di un’attenta programmazione per massimizzare il loro impatto positivo sulla comunità.