La mostra di Monica Biancardi, “The Catalogue of Huts”, allestita a Palazzo Ricca, Fondazione Banco Napoli, non è un semplice catalogo, ma un’indagine penetrante sulla violenza domestica, un grido d’allarme inciso nella luce e proiettato su lastre di plexiglass.
L’artista, attraverso un linguaggio visivo potente e concettualmente ricco, trasforma oggetti d’uso quotidiano, apparentemente banali e spesso associati all’immaginario femminile, in simboli ambivalenti, armi a doppio taglio che celano un potenziale distruttivo.
L’opera nasce durante il lockdown, un periodo di isolamento che ha amplificato le dinamiche di violenza e reso ancora più evidenti le fragilità del tessuto sociale.
Biancardi, docente oltre che artista, ha percepito l’eco di queste sofferenze nelle voci dei suoi studenti, un coro di esperienze dolorose che si sovrappongono a una realtà più ampia e preoccupante.
Da questa consapevolezza emerge il progetto, un tentativo di cartografiare un mondo politico distorto, una “casa” – definita “capanna” per sottolinearne la precarietà – dove l’apparenza nasconde abusi, orrori e scelte errate.
La tecnica della “scrittura con la luce” è centrale: il messaggio è chiaro, un invito esplicito a superare la superficie, a scrutare le ombre, a interpretare i segni nascosti.
L’artista utilizza il negativo per rivelare il positivo, un processo che simboleggia la necessità di portare alla luce ciò che viene tenuto nascosto, di smascherare le verità scomode.
Biancardi non si limita a denunciare la violenza in termini generali.
La mostra si concentra su tre figure storiche: Artemisia Gentileschi, vittima di una violenza inaudita; Costanza Bonarelli, martoriata dalla gelosia del suo amante; Faustina Maratti, preda di un tentativo di rapimento.
Attraverso la loro immagine, l’artista non intende solo commemorare le vittime, ma anche interrogare le radici culturali e sociali che hanno reso possibile la loro sofferenza.
L’uso degli oggetti quotidiani è particolarmente significativo.
Il ventaglio piumato, simbolo di eleganza e frivolezza, si rivela un inganno.
Il collirio, contenente colla, simboleggia una visione offuscata, una realtà distorta.
Il profumo, il rossetto, gli orecchini, la collana – persino un cappio – diventano metafore di una prigionia sottile, di una dipendenza manipolativa.
Ogni oggetto, apparentemente innocuo, rivela il suo lato oscuro, la sua potenziale capacità di ferire.
Monica Biancardi, artista napoletana nata nel 1972, con una solida formazione in scenografia e teatro, ha saputo trasformare il dolore e la rabbia in un potente strumento di denuncia sociale.
Il suo lavoro, premiato dal PAC – Piano per l’Arte Contemporanea 2025, rappresenta un contributo significativo al dibattito sulla violenza di genere, un invito urgente a non fermarsi alla superficie, ma a scavare a fondo nella complessità delle relazioni umane.
La mostra “The Catalogue of Huts” non è solo un’esposizione artistica, ma un atto di coraggio, un faro di speranza in un mondo ancora troppo spesso avvolto dalle ombre.