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Mottarone, accordo con la giustizia: epilogo giudiziario e domande aperte.

La conclusione di un capitolo doloroso e complesso segna l’epilogo della vicenda giudiziaria relativa alla tragica frana del Mottarone, evento che nel 2020 ha causato la perdita di quattordici vite umane.
Il Tribunale di Verbania, presieduto dal giudice unico Gianni Macchioni, ha sancito un accordo di collaborazione con la giustizia per tre figure chiave coinvolte nella gestione della funivia, definendo sentenze che, pur non comportando l’ergastolo, denunciano responsabilità significative.

Luigi Nerini, amministratore delegato della Ferrovia del Mottarone, ha ricevuto una pena concordata di tre anni e dieci mesi, un riconoscimento implicito della sua partecipazione agli eventi che hanno portato alla catastrofe.
Enrico Perocchio, direttore d’esercizio, e Gabriele Tadini, capo servizio, si sono visti infliggere rispettivamente quattro anni e undici mesi, e quattro anni e cinque mesi, sentenze che riflettono un livello di responsabilità percepito come maggiore rispetto a quello attribuito all’amministratore delegato.
Questa disparità nella valutazione delle responsabilità solleva interrogativi cruciali riguardo alla distribuzione dei ruoli e delle responsabilità all’interno della società, e come queste abbiano contribuito, in modo diretto o indiretto, alla mancata prevenzione del disastro.

La decisione del giudice, pur evitando la detenzione immediata per i tre imputati, non deve essere interpretata come una minimizzazione della gravità dei fatti.

Al contrario, sottolinea l’importanza della trasparenza e della collaborazione con la giustizia nel percorso di ricostruzione della verità e di responsabilizzazione.

L’accordo di patteggiamento, infatti, implica un riconoscimento di colpevolezza e la disponibilità a fornire informazioni utili per l’accertamento delle dinamiche che hanno portato alla frana.
Parallelamente, il Tribunale ha accolto le richieste di proscioglimento avanzate nei confronti di Martin Leitner, consigliere delegato, e Peter Rabanser, responsabile del customer service.

Questa decisione, pur rappresentando una liberazione per gli stessi, non esclude la possibilità che ulteriori indagini possano far emergere responsabilità in capo ad altri soggetti coinvolti.

L’epilogo giudiziario del Mottarone non pone fine al processo di elaborazione del lutto per le famiglie delle vittime e non cancella la necessità di una profonda riflessione sul sistema di controlli e sulla sicurezza degli impianti di trasporto a fune.

L’evento ha evidenziato debolezze strutturali, procedurali e di supervisione che richiedono interventi urgenti e radicali per evitare che simili tragedie si ripetano.
La memoria delle vittime deve guidare un cambiamento culturale e normativo che ponga la sicurezza al centro di ogni decisione, tutelando la vita e il bene prezioso della collettività.

La giustizia, in questo contesto, assume il ruolo di garante di tale impegno, sollecitando una revisione complessiva del sistema e promuovendo una maggiore consapevolezza dei rischi e delle responsabilità in gioco.

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