Il ritorno a casa, accolto con sollievo e speranza, segna una pietra miliare nell’ambito della cardiologia veneta e italiana.
Un uomo di 52 anni, residente in provincia di Verona, è stato dimesso dalla struttura riabilitativa dell’ospedale di Lonigo (Vicenza), rappresentando il primo paziente in Veneto ad aver ricevuto un cuore artificiale completo Carmat.
Questa dimissione, coronata da un percorso riabilitativo di sei settimane, testimonia l’efficacia dell’intervento e la capacità del sistema sanitario di supportare pazienti con patologie cardiache estremamente complesse.
L’intervento, eseguito il 26 marzo scorso presso la Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, aveva come obiettivo primario il salvataggio della vita del paziente, affetto da insufficienza cardiaca avanzata e irreversibile, candidata a un trapianto non immediatamente disponibile.
L’impianto del cuore artificiale Carmat, un dispositivo di ultima generazione che replica le funzioni di un cuore biologico, ha offerto una soluzione temporanea cruciale, permettendo al paziente di stabilizzarsi e attendere, ove possibile, un trapianto definitivo.
Il trasferimento a Lonigo, avvenuto a giugno, ha permesso l’avvio di un programma di riabilitazione cardiologica intensivo, focalizzato sul recupero della funzionalità fisica e sulla gestione del dispositivo impiantato.
La Cardiologia Riabilitativa di Lonigo, un centro di eccellenza che accoglie circa 450 pazienti all’anno, sta progressivamente specializzandosi nella presa in carico di pazienti ad alta complessità, tra cui coloro che hanno subito trapianti cardiaci o che necessitano di sistemi di assistenza ventricolare meccanica.
Questa specializzazione riflette un impegno crescente verso l’innovazione e la ricerca di soluzioni avanzate per affrontare le sfide poste dalle patologie cardiovascolari.
Il percorso riabilitativo a Lonigo, strettamente monitorato da un team multidisciplinare composto da cardiologi, fisioterapisti, infermieri e specialisti della riabilitazione, ha seguito un approccio individualizzato.
Partendo da esercizi di mobilità passiva, il paziente ha gradualmente acquisito la capacità di muoversi autonomamente, recuperando la forza muscolare e migliorando la coordinazione.
Il monitoraggio costante ha permesso di ottimizzare il programma riabilitativo, adattandolo alle esigenze specifiche del paziente e prevenendo eventuali complicanze.
Il raggiungimento dell’autonomia nei movimenti, culminata nella capacità di camminare regolarmente al momento della dimissione, rappresenta un successo significativo per il paziente e per l’intero team sanitario.
L’esperienza offre preziose indicazioni per future procedure simili, contribuendo a migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da insufficienza cardiaca avanzata e ad aprire nuove prospettive per l’applicazione di tecnologie innovative in cardiologia.