L’onere fiscale che grava sulle spalle dei contribuenti italiani si configura come una vera e propria sfida annuale, un impegno di tempo e risorse che impatta significativamente sulla loro capacità di investimento e sulla crescita economica complessiva.
Secondo recenti analisi, la compliance con i complessi obblighi tributari richiede ai cittadini e alle imprese un dispendio di energia pari a 156 giorni, un lasso di tempo che, virtualmente, si protrae fino ai primi giorni di giugno.
Questa ingente dedizione è essenziale per finanziare i servizi pubblici fondamentali, dalla retribuzione del personale statale alla sanità, dall’istruzione ai trasporti, fino al mantenimento delle forze dell’ordine.
Solo a partire dal 6 giugno, la popolazione italiana potrà teoricamente destinare il proprio reddito primariamente alla propria famiglia e al proprio benessere personale.
Questa situazione, tuttavia, è aggravata dalla presenza di un’ombra di irregolarità che altera la distribuzione equa del peso fiscale.
Le stime Istat del 2022 rivelano la presenza di quasi 2,5 milioni di lavoratori in nero o con forme di inquadramento irregolare, una condizione che sottrae risorse significative al sistema tributario e penalizza i contribuenti onesti.
Lombardia, Lazio e Campania concentrano il maggior numero di queste situazioni irregolari, mentre l’analisi dei tassi di irregolarità, calcolati rapportando il numero di lavoratori irregolari al totale degli occupati, evidenzia come Calabria, Campania, Sicilia e Puglia presentino le percentuali più elevate.
Questo fenomeno di evasione, seppur variegato nelle sue forme (lavoro sommerso, mancato versamento dell’IVA, ecc.
), incide profondamente sulla capacità dello Stato di finanziare i servizi pubblici e alimenta un circolo vizioso di disuguaglianza e iniquità.
Un’analisi storica della pressione fiscale rivela una significativa volatilità nel corso degli anni.
Il punto più basso si è registrato nel 2002, sotto il governo Berlusconi, quando il carico fiscale sul PIL si attestò al 38,9%, un dato inferiore rispetto alle proiezioni per il 2025.
In quel periodo, il tempo necessario per adempiere agli obblighi fiscali era di soli 142 giorni.
Al contrario, il 2013, durante il governo Monti, ha segnato il picco massimo con un carico fiscale del 43,4%, un dato che rifletteva un contesto economico e finanziario particolarmente complesso.
Questa fluttuazione nella pressione fiscale, unita alla persistenza dell’evasione e dell’elusione, solleva interrogativi cruciali sulla necessità di una riforma fiscale più equa, efficiente e trasparente.
Un sistema tributario semplificato, che riduca la complessità normativa, incentivi il rispetto delle normative e combatta efficacemente l’illegalità, potrebbe non solo alleggerire il carico sui contribuenti onesti ma anche promuovere una maggiore equità sociale e una crescita economica sostenibile.







