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domenica 26 Ottobre 2025

Crisi Export Marca Trevigiana: Contrazione e Segnali di Resilienza

Crisi dell’export manifatturiero nella Marca Trevigiana: un quadro complesso e prospettive di resilienzaIl tessuto economico della Marca Trevigiana, storicamente trainato dall’export manifatturiero, si trova ad affrontare una fase di contrazione significativa.

I dati relativi al primo semestre del 2025 rivelano un calo complessivo del 3,5% nei nove settori chiave dominati dalle Piccole e Medie Imprese (PMI), traducendosi in una perdita di fatturato di oltre 118 milioni di euro.
Questa performance si discosta negativamente dalla media regionale veneta (-1,5%), pur collocando la regione al terzo posto nazionale per volumi di esportazione.

L’analisi del fenomeno non può essere ridotta alla mera riproposizione delle tensioni commerciali derivanti dalle politiche protezionistiche dell’amministrazione Trump.
Sebbene queste ultime abbiano indubbiamente contribuito, la crisi attuale è il risultato di una concatenazione di fattori geopolitici più ampi, tra cui instabilità internazionali, fluttuazioni dei mercati energetici e una crescente incertezza che deprime gli investimenti e la domanda globale.
Armando Sartori, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, sottolinea con chiarezza la necessità di un intervento strategico.
Non si tratta solo di mitigare gli effetti immediati, ma di rafforzare la capacità di adattamento e innovazione del sistema produttivo locale.
Questo richiede un impegno congiunto a diversi livelli: una politica industriale regionale che valorizzi le specificità e le competenze del territorio, una semplificazione burocratica a livello governativo che alleggerisca il carico amministrativo sulle imprese, e una revisione delle politiche europee per favorire la transizione digitale ed ecologica delle PMI, elemento cruciale per la loro competitività futura.

Nonostante il quadro generale, emergono segnali di resilienza e dinamiche contrastanti.
Il settore del legno, con una crescita del 16%, e quello alimentare, con un incremento del 7,4%, rappresentano isole di positività, dimostrando la capacità di alcuni comparti di reagire alle avversità e di individuare nuove opportunità di mercato.
Tuttavia, i settori metallurgici, dell’arredamento, dell’abbigliamento, del tessile, della pelle e della stampa e riproduzione di supporti registrati, mostrano segni di sofferenza, evidenziando la necessità di interventi mirati per rilanciare la produzione e l’export.

Il crollo vertiginoso del settore della stampa e riproduzione, con una perdita di fatturato superiore al 50% rispetto al 2024, solleva interrogativi sulla sua sostenibilità a lungo termine e sull’adeguamento alle nuove dinamiche del mercato digitale.
L’analisi dei principali Paesi importatori rivela una contrazione complessiva contenuta (-0,9%), ma con performance eterogenee.

Gli Stati Uniti, Francia e Spagna, pur rappresentando mercati strategici, mostrano segni di rallentamento.

Al contrario, Germania e Gran Bretagna, con tassi di crescita positivi rispettivamente dell’1% e dell’1,7%, confermano la solidità del legame commerciale.

Particolarmente incoraggianti sono i risultati ottenuti con gli Emirati Arabi Uniti (+41,5%), che emergono come un nuovo polo di crescita, e con la Cina, dove le esportazioni hanno raggiunto un picco storico di 146 milioni di euro.

Questi risultati testimoniano la capacità delle imprese trevigiane di diversificare i mercati e di intercettare nuove opportunità in contesti geopolitici in evoluzione.
Il futuro dell’export manifatturiero nella Marca Trevigiana dipenderà dalla capacità di interpretare questi segnali contrastanti, di implementare politiche di supporto mirate e di promuovere una cultura dell’innovazione e della sostenibilità.

La sfida è complessa, ma le fondamenta di un tessuto economico solido e resiliente rimangono salde.

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