Sistema Corrotto: Appalti Spezzatino e Falsificazione nel Tribunale di GenovaUn’indagine complessa, orchestrata dalla Procura di Genova, ha portato alla luce un sistema di corruzione e turbativa d’asta che ha permeato l’assegnazione di lavori di adeguamento alle normative anti-Covid nel Tribunale di Genova.
Al centro della vicenda, figure chiave del Provveditorato alle Opere Pubbliche, con l’ex provveditore Roberto Ferrazza, il dirigente tecnico Alessandro Pentimalli e l’impiegato Alberto De Vivo, accusati di aver deliberatamente pilotato appalti per favorire due imprenditori, Luca Ballocchi e Corrado Canale, instaurando un rapporto di reciproco vantaggio che ha leso il patrimonio pubblico e distorto il processo di assegnazione dei lavori.
La dinamica criminale si è concretizzata attraverso una serie di pratiche illecite.
In primo luogo, l’utilizzo sistematico di affidamenti diretti al di sotto delle soglie previste dalla legge, aggirando le procedure di gara pubbliche e limitando la concorrenza.
Questi affidamenti, spesso giustificati con la falsa urgenza, si sono rivelati veri e propri “spezzatini” di lavori, suddivisi in micro-lotti per rimanere al di sotto dei limiti che innescherebbero le procedure competitive.
Parallelamente, sono state elaborate false documentazioni, verbali manipolati e attestazioni inesistenti per giustificare gli incarichi e occultare le irregolarità.
Le accuse contestano la creazione di “verbali pilotati”, utilizzati per certificare lavori mai eseguiti o eseguiti in maniera superficiale, al fine di gonfiare i costi e arricchire indebitamente le imprese coinvolte.
Il quadro ricostruito dalla Procura evidenzia un’azione coordinata volta a eludere i controlli e a garantire l’assegnazione degli appalti a determinate imprese, in cambio di favori e vantaggi personali.
L’utilizzo di affidamenti diretti, in particolare, ha permesso di bypassare la necessità di una valutazione comparativa delle offerte, garantendo alle imprese di Ballocchi e Canale un accesso privilegiato alle commesse.
La suddivisione dei lavori in 11 lotti distinti per un importo complessivo di oltre un milione di euro, al fine di eludere le procedure negoziate, è una chiara indicazione di una strategia deliberata per aggirare le normative vigenti.
Le accuse specifiche includono turbativa d’asta, truffa aggravata allo Stato, falsità ideologica e, in un filone successivo, anche peculato e corruzione.
La Procura sta inoltre indagando su altre commesse relative a lavori in caserme e questure, suggerendo l’esistenza di un sistema più ampio e ramificato di corruzione che ha interessato diverse istituzioni.
La complessità dell’indagine, l’ampio numero di persone coinvolte e la mole di documentazione da analizzare testimoniano la gravità delle irregolarità e la necessità di un’indagine approfondita per accertare tutte le responsabilità e ricostruire l’intera filiera corruttiva.
L’inchiesta solleva interrogativi cruciali sull’efficacia dei sistemi di controllo interni del Provveditorato e sulla trasparenza dei processi decisionali relativi all’affidamento di appalti pubblici.