Un episodio di grave imprudenza agricola ha rischiato di trasformare il paesaggio tra Ozieri e Mores in un inferno, scatenando un incendio di vaste proporzioni.
L’uomo, un coltivatore originario di Mores, è ora al vaglio delle autorità giudiziarie con l’accusa di incendio colposo, un’incolpa che sottende una catena di decisioni potenzialmente disastrose.
L’allarme è scattato nel corso del lunedì pomeriggio, quando i Vigili del Fuoco, allertati dal Commissariato di Ozieri e supportati dal Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, si sono precipitati nell’agro di Mores.
La Volante del Commissariato, giunta tempestivamente, ha collaborato attivamente nella messa in sicurezza dell’area, mentre i tecnici del Corpo Forestale, esperti nella gestione del territorio e nella prevenzione degli incendi, hanno avviato le indagini per ricostruire la sequenza degli eventi.
L’inchiesta ha rapidamente fatto luce sulla dinamica: il coltivatore, in un’operazione agricola non autorizzata, aveva dato fuoco a una porzione di stoppie presenti sul suo terreno privato, presumibilmente con l’obiettivo di preparare l’area per la successiva semina o per altre attività colturali.
Questa pratica, sebbene in passato più diffusa, è oggi fortemente regolamentata e spesso vietata, a causa dell’elevato rischio di incendio, soprattutto in periodi di siccità e vento.
La situazione, inizialmente sotto controllo, è rapidamente degenerata.
L’imprudenza nell’uso del fuoco, unita alle condizioni ambientali favorevoli alla propagazione delle fiamme – presumibilmente venti di direzione variabile e temperature elevate – ha provocato un’inversione di rotta drammatica.
Le fiamme, alimentate dalla vegetazione secca, si sono propagate con rapidità, minacciando non solo il terreno del coltivatore, ma anche i campi circostanti e l’intero ecosistema rurale.
L’intervento coordinato dei Vigili del Fuoco, del Corpo Forestale e del Servizio Antincendio regionale è stato cruciale per arginare l’incendio e impedirne un’ulteriore espansione.
L’incendio, una volta domato, ha lasciato dietro di sé una distesa di terra bruciata, per un’area complessiva stimata in circa quattro ettari.
L’episodio solleva interrogativi cruciali sulla responsabilità individuale e collettiva nella gestione del territorio e nella prevenzione degli incendi.
La pratica dell’abbruciamento delle stoppie, pur se talvolta percepita come una soluzione rapida ed economica, comporta rischi ambientali e sociali significativi.
L’ignoranza o il disprezzo delle normative vigenti, unito alla mancanza di consapevolezza dei pericoli legati al fuoco, possono avere conseguenze devastanti per l’ambiente, per l’economia locale e per la sicurezza delle comunità rurali.
L’azione delle forze dell’ordine, con la denuncia all’Autorità Giudiziaria, mira a tutelare il bene comune e a sensibilizzare i cittadini sull’importanza di un approccio responsabile e sostenibile alla gestione del territorio.