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mercoledì 5 Novembre 2025

Ancona, due fogli di via: sicurezza a rischio o prevenzione?

L’azione del questore Cesare Capocasa, che ha disposto due fogli di via obbligatori, solleva un quadro complesso e preoccupante riguardo alla gestione della sicurezza e alla prevenzione della criminalità nel territorio di Ancona.

Questi provvedimenti, che interrogano il delicato equilibrio tra libertà individuale e tutela della collettività, colpiscono due individui distinti, ma accomunati da comportamenti che hanno manifestato un potenziale pericolo sociale.
Il primo caso riguarda un uomo di settantacinque anni, destinatario di un divieto di accesso a Falconara Marittima fino al 2028.

La gravità del provvedimento è amplificata dal fatto che l’uomo fosse già sottoposto a sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, una misura restrittiva che dovrebbe garantire la sua permanenza in un determinato luogo.

La scoperta di arnesi da scasso in suo possesso, accompagnata dall’incapacità di fornire una giustificazione plausibile, ha evidenziato una violazione flagrante delle prescrizioni imposte e una potenziale inclinazione verso attività illecite.

Il foglio di via, in questo contesto, si configura non solo come una risposta alla violazione specifica, ma come una misura preventiva volta a evitare ulteriori episodi che possano turbare l’ordine pubblico e generare timori nella comunità locale.
Il secondo individuo, un uomo di sessantacinque anni, è stato allontanato da Senigallia per un periodo di tre anni a seguito di furti di un motoscafo e di un pedalò.

Questo episodio, sommandosi a precedenti penali per reati che coinvolgono la persona e l’amministrazione pubblica, disegna una figura caratterizzata da una recidiva preoccupante e da una presunta mancanza di rispetto per le norme e per la proprietà altrui.

Il foglio di via, in questo caso, non si limita a sanzionare il singolo atto criminale, ma mira a proteggere la cittadinanza da ulteriori danni e a interrompere un percorso di marginalità sociale potenzialmente destabilizzante per l’intera comunità senigalliese.

Questi provvedimenti, pur nella loro specificità, riflettono una strategia di sicurezza sempre più orientata alla prevenzione e alla gestione del rischio.
Essi sollevano interrogativi cruciali sulla riabilitazione dei detenuti, sulla necessità di rafforzare i controlli e sulla complessità di conciliare il diritto alla libertà con l’imperativo della sicurezza pubblica.
Il ruolo del questore, in questo scenario, si configura come quello di un custode dell’ordine, chiamato a prendere decisioni difficili e a bilanciare interessi spesso contrastanti, sempre con l’obiettivo di garantire la serenità e la sicurezza dei cittadini.

L’efficacia di tali misure, tuttavia, dipenderà non solo dalla rigorosa applicazione delle disposizioni, ma anche dalla capacità di promuovere un’azione integrata che coinvolga servizi sociali, forze dell’ordine e istituzioni locali, al fine di affrontare le cause profonde della criminalità e di favorire un reale percorso di reinserimento sociale.

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