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Ascoli Piceno piange Roberto Renga: custode silenzioso e anima del cimitero.

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La comunità di Ascoli Piceno è gravata da un lutto che ne tinge di malinconia il paesaggio urbano: è scomparso Roberto Renga, custode silenzioso e anima discreta del cimitero cittadino.
La sua figura, per lungo tempo un elemento imprescindibile del tessuto sociale locale, si è spenta nel suo appartamento, lasciando un’eco di rispetto e affetto che risuona tra le lapidi e i vialetti fioriti che ha curato con tanta dedizione.
La sua esistenza, singolare e profondamente commovente, si era intrecciata in maniera indissolubile con il luogo della memoria.
Vedovo da anni, Roberto aveva scelto di perpetuare un atto di amore e fedeltà che trascendeva la mera consuetudine.
Per anni, aveva abitato una roulotte all’interno del cimitero, trovando conforto e compagnia nella vicinanza della tomba della moglie e nella lealtà incondizionata dei suoi cani, considerati non semplici animali domestici, ma veri e propri figli, un nucleo familiare surrogato dalla perdita e dall’isolamento.

La sua presenza non era frutto di un incarico formale, ma di un profondo senso di appartenenza e responsabilità.

Con pazienza e cura, si prendeva di tutto: la manutenzione dei vialetti, la cura dei fiori, l’ordinamento degli spazi tra le tombe.

Il suo lavoro, silenzioso e costante, non era solo una questione di pulizia e ordine, ma un atto di pietà, un omaggio ai defunti e un tributo alla comunità che lo accoglieva.
Le offerte di sistemazione in abitazioni più consuete, proposte nel corso degli anni, erano state sempre gentilmente rifiutate.

Roberto non era disposto a rinunciare al suo ruolo, al suo contatto quotidiano con il cimitero e, soprattutto, alla sua famiglia a quattro zampe.
Solo di recente aveva accettato un alloggio indipendente, un compromesso che non lo aveva però distolto dal suo impegno.

Continuava a frequentare il camposanto, a dedicarsi a piccoli lavori, a mantenere quel legame spirituale che lo definiva.

È stato un parente a ritrovarlo, ponendo fine a una vita consacrata alla cura e alla memoria.
L’intervento dei carabinieri e del personale del 118 ha potuto solo attestare il decesso.

La scomparsa di Roberto Renga lascia un vuoto incolmabile, non solo per i suoi cari, ma per l’intera cittadinanza che ha avuto il privilegio di conoscerlo.

La sua storia, esemplare e toccante, incarna la capacità umana di trasformare la solitudine in cura, la perdita in dedizione, la fedeltà in un atto d’amore eterno, un monito sulla fragilità dell’esistenza e la potenza consolatoria della memoria condivisa.

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