Un’atmosfera complessa, segnata da luci e ombre, ha caratterizzato il recente confronto tra le rappresentanze sindacali e la dirigenza degli stabilimenti Fedrigoni di Fabriano e Rocchetta.
L’accordo raggiunto in merito al sistema di incentivazione, elemento cruciale per il riconoscimento del valore del lavoro e per la motivazione del personale, costituisce un segnale positivo, frutto di un dialogo costruttivo e di un impegno congiunto.
Tuttavia, questo incoraggiamento si stempera in una diffusa apprensione, alimentata da questioni di portata strategica che rischiano di incidere profondamente sul futuro degli stabilimenti e dei relativi occupati.
La conferma della vendita della macchina F3, con le inevitabili ripercussioni sulla produzione e sulle competenze specialistiche ad essa legate, genera un forte senso di incertezza.
La decisione di ricorrere alla cassa integrazione nel mese di agosto, pur rappresentando una misura temporanea di gestione della forza lavoro in contesti di flessione della domanda, solleva interrogativi sulla tenuta del carico di lavoro e sulla capacità di garantire una continuità occupazionale.
A ciò si aggiunge la preoccupazione derivante dai dati relativi alle mancate ricollocazioni, indicatori di difficoltà nel reinserimento professionale di personale precedentemente impiegato, testimonianza di un mercato del lavoro non sempre in grado di assorbire le competenze specifiche sviluppate all’interno del gruppo Fedrigoni.
Le parti sociali esprimono, pertanto, la necessità di una maggiore trasparenza e di un coinvolgimento attivo nelle decisioni strategiche, al fine di mitigare i rischi e di garantire un futuro sostenibile per gli stabilimenti e per il benessere dei lavoratori.
La discussione dovrà focalizzarsi non solo sulla gestione dell’emergenza, ma anche sulla definizione di una visione di lungo termine, che valorizzi le risorse umane e il know-how accumulato, preservando al contempo la competitività del gruppo.