La decisione di Manuela Bora rappresenta un atto di coraggio e un monito per le dinamiche interne al Partito Democratico marchigiano. La consigliera regionale ha rifiutato l’invito a candidarsi nella lista presentata da Matteo Ricci, aspirante presidente della Regione Marche, in un gesto che va ben oltre una semplice rinuncia personale. Si tratta di una presa di posizione netta contro una logica di potere che percepisce come opaca e limitante per la partecipazione democratica all’interno del partito.Bora, con profonda convinzione, ribadisce la sua appartenenza al PD, ma allo stesso tempo ne contesta le modalità di selezione dei candidati. La richiesta di deroga alla federazione provinciale non era un mero formalismo, bensì un tentativo di restituire voce agli iscritti e ai circoli, ritenuti i veri motori di un partito che rischia di perdere contatto con le radici territoriali. L’assemblea regionale del sabato scorso ha rivelato un percorso decisionale che, a suo avviso, non garantiva la trasparenza dovuta nei confronti degli elettori, coloro a cui si chiede un voto significativo nel settembre imminente.La scelta di rifiutare candidature al di fuori della lista ufficiale non è una questione di ambizione personale, bensì un imperativo morale, un rifiuto di compromettere la propria integrità politica in cambio di un posto garantito. Bora sottolinea che il suo impegno nei confronti dei marchigiani è il frutto di un decennio di lavoro sul campo, un rapporto diretto con i cittadini che le consente di ascoltare le loro esigenze e costruire un consenso autentico. Questa esperienza sul territorio, lungi dall’essere un elemento secondario, costituisce la base solida da cui potrà continuare a contribuire alla campagna elettorale, a fianco del PD e della coalizione di centrosinistra.Il rifiuto di Manuela Bora non è una scissione, ma un appello a un rinnovamento profondo. È un invito a riscoprire i valori fondanti del partito, a privilegiare la partecipazione democratica, a garantire la trasparenza nei processi decisionali. La sua presenza, anche se non come candidata ufficiale, rimarrà un elemento vitale per la campagna elettorale, portando con sé la forza di chi crede in un progetto collettivo e nella responsabilità di promuovere un buon governo per le Marche. La coerenza, in questo contesto, non è solo un principio etico, ma la chiave per una vittoria autentica, una vittoria che rifletta la volontà popolare e che contribuisca a costruire un futuro migliore per la regione. L’auspicio è che questo gesto coraggioso possa innescare un dibattito costruttivo all’interno del partito, aprendo la strada a un rinnovato spirito di partecipazione e a una maggiore trasparenza.
Bora dice no a Ricci: un atto di coraggio per il PD marchigiano.
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