La crescente disomogeneità territoriale e la latitanza di interventi nazionali in materia salariale spingono un’iniziativa regionale a sostegno del candidato Matteo Ricci: l’introduzione di un salario minimo regionale, proposta avanzata da Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) all’interno del programma più ampio di un’alternativa di centrosinistra per la regione.
La conferenza stampa, tenutasi ad Ancona, ha visto la partecipazione di figure chiave come il deputato Franco Mari, le candidate Agnese Santarelli e Caterina Di Bitonto, e Federico Martelloni, responsabile lavoro della Sinistra Italiana, a testimonianza del peso e della condivisione di questa proposta all’interno della coalizione.
L’idea di un salario minimo regionale non si configura semplicemente come una misura economica, bensì come un atto politico volto a compensare le carenze delle politiche nazionali e a ridefinire il ruolo stesso della regione come attore attivo nella tutela dei diritti dei lavoratori.
L’obiettivo non è solo quello di garantire un reddito dignitoso, ma anche di stimolare una riflessione più ampia sulle condizioni di lavoro e sulla necessità di un intervento pubblico più incisivo.
La proposta, che si pone come priorità assieme all’adeguamento delle retribuzioni e alla riduzione dell’orario di lavoro, prevede un livello minimo di nove euro l’ora per tutti coloro che svolgono attività lavorative, direttamente o indirettamente, in relazione alla Regione.
Questa soglia, pur rappresentando un punto di partenza, dovrebbe innescare un processo di revisione e miglioramento continuo, tenendo conto delle specificità settoriali e delle dinamiche del mercato del lavoro locale.
L’iniziativa mira a superare la mera amministrazione pubblica, rivendicando un ruolo attivo della Regione nell’orientare le scelte del settore privato, imprimendo un indirizzo etico e sociale alle attività economiche.
La misura si configura quindi come un segnale forte, un monito all’esecutivo nazionale affinché prenda posizione su temi cruciali come la giustizia sociale e la protezione dei lavoratori, elementi imprescindibili per una crescita sostenibile e inclusiva.
Si tratta di un tentativo di riaffermare la capacità delle istituzioni regionali di incidere positivamente sulla vita dei cittadini, anche in assenza di un supporto adeguato a livello nazionale, proponendo un modello di sviluppo che metta al centro il benessere delle persone e la riduzione delle disuguaglianze.