L’edizione 2025 della Swiss Peaks, una sfida titanica nel cuore delle Alpi svizzere, ha visto al via Marco Mignano, atleta marchigiano proveniente da Fermignano (Pesaro e Urbino), che l’ha conclusa al ventesimo posto, un risultato notevole considerando la brutalità del percorso e le condizioni estreme affrontate.
Questa ultramaratona, un viaggio epico di 415 chilometri, si è snodata da Oberwald alle rive del lago di Ginevra, richiedendo all’atleta ben 120 ore di sforzo fisico intenso, interrotte solo da nove ore di riposo frammentato.
La Swiss Peaks non è semplicemente una corsa; è un’immersione profonda nell’ambiente alpino, un crogiolo di resistenza mentale e fisica.
Il percorso, estenuante, si dipana attraverso sentieri impervi e tecnici, spesso esposti a quote elevate, accumulando un dislivello totale di 28.000 metri – un’altitudine pari a tre volte la vetta dell’Everest.
Questa quantità di dislivello non è un dato statistico, ma la materializzazione di una sfida gravissima, un test continuo per il corpo e lo spirito.
L’esperienza di Mignano è stata segnata da una serie di difficoltà intrinseche alla natura della gara.
La privazione del sonno, una componente fondamentale per valutare la resilienza umana, ha contribuito a smorzare le capacità cognitive e motorie dell’atleta.
A questo si sono aggiunte le imprevedibili condizioni meteorologiche, che hanno reso il percorso ancora più insidioso.
Mignano ha descritto momenti di lotta contro freddo pungente, piogge torrenziali e un’affaticamento progressiva, superando spesso quote superiori ai 2500 metri.
Il maltempo ha avuto un impatto significativo sulla competizione, impedendo all’atleta marchigiano di mantenere il passo dei primi classificati durante le fasi finali della gara.
Nonostante ciò, Mignano ha dimostrato una straordinaria capacità di perseveranza, alimentata da una mentalità resiliente.
“Ogni volta che pensavo di aver raggiunto il limite, trovavo una riserva di energia inaspettata,” ha raccontato.
Più che un’impresa sportiva, l’esperienza di Mignano si configura come un messaggio profondo sulla natura umana e il superamento dei propri limiti.
La sua filosofia, che trasforma la fatica fisica in metafora esistenziale, si sintetizza nell’affermazione: “I limiti sono costrutti mentali.
Con un passo alla volta, possiamo raggiungere obiettivi apparentemente inaccessibili.
” La Swiss Peaks, in questo contesto, diventa un laboratorio di resilienza, un banco di prova per la capacità di spingere oltre i confini autoimposti, trasformando la sofferenza in opportunità di crescita personale.
Il percorso, arduo e impegnativo, si rivela un viaggio interiore alla scoperta della propria forza d’animo.