martedì 9 Settembre 2025
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Brissogne, carcere al collasso: tra visite e drammi silenziati.

La recente ondata di visite parlamentari alla Casa Circondariale di Brissogne, pur segnalando un rinnovato interesse istituzionale, contrasta nettamente con l’ombra che si allunga sulle sue mura: il tragico decesso di un detenuto, avvenuto nella prima notte di agosto, è stato relegato a una notizia marginale, soffocata dall’eco delle visite ufficiali.

Le circostanze, secondo le rare informazioni trapelate, suggeriscono un suicidio, un evento che si aggiunge a un quadro preoccupante già segnato da altri due decessi in cella nell’ultimo anno, uno dei quali, anch’esso per suicidio, e da un numero non trascurabile di tentativi di suicidio fortunatamente sventati.
La denuncia, forte e lucida, è giunta da Alleanza Verdi e Sinistra Valle d’Aosta, un campanello d’allarme che non può essere ignorato.

Le difficoltà strutturali e gestionali della struttura non sono solo numeri statistici, ma si traducono in una spirale di disagio che coinvolge tutti gli attori coinvolti.
Il personale di polizia penitenziaria, in prima linea, lamenta una cronica carenza di risorse e una gestione operativa appesantita da criticità intrinseche.

I detenuti, intrappolati in un ambiente percepito come soffocante e privo di prospettive, manifestano il loro malessere attraverso proteste sempre più frequenti.

I volontari, pilastri fondamentali per il supporto psicologico e l’assistenza ai detenuti, osservano con crescente angoscia un livello di disagio psicologico che permea l’intera popolazione carceraria, rendendo sempre più arduo il loro compito di umanizzazione della pena.
La situazione, grave e urgente, ha spinto la consigliera regionale Minelli a presentare, l’8 agosto, un’interrogazione scritta al Governo regionale, un atto formale che mira a sollecitare risposte concrete e azioni mirate.

L’interrogazione non è semplicemente una richiesta di chiarimenti, ma un invito a riflettere profondamente sul ruolo e le funzioni della pena, sulla necessità di garantire condizioni di detenzione dignitose e rispettose dei diritti umani, e sull’importanza di investire in programmi di reinserimento sociale che possano offrire ai detenuti una reale possibilità di riscatto.
Il silenzio che ha avvolto la notizia del decesso, in contrasto con l’attenzione mediatica riservata alle visite politiche, evidenzia una distorsione preoccupante: l’emergenza umanitaria che si consuma dietro le sbarre rischia di essere oscurata dalla retorica delle promesse, mentre le vite spezzate e il disagio profondo richiedono un’azione immediata e una profonda revisione delle politiche penali.

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