La fragilità delle coste liguri, un patrimonio naturale di inestimabile valore, emerge con cruda evidenza dalle recenti indagini condotte da Goletta Verde, nell’ambito della 39ª campagna estiva di Legambiente.
I risultati del monitoraggio, che ha interessato 21 siti – 10 in mare aperto e 11 alle foci fluviali – dipingono un quadro preoccupante: oltre la metà dei campioni (52%) supera i limiti di legge per la qualità delle acque, segnalando una pressione antropica che mette a rischio l’equilibrio dell’ecosistema marino.
La problematica non è nuova, ma la sua persistenza sottolinea l’urgenza di interventi strutturali e mirati.
Le foci dei fiumi, da un lato crocevia di vita e biodiversità, dall’altro spesso diventano veri e propri scarichi incontrollati, riversando in mare sostanze organiche, nutrienti e contaminanti derivanti da attività agricole, industriali e insediamenti urbani.
L’analisi microbiologica, condotta da laboratori locali, ha rivelato che ben 11 punti presentano anomalie, di cui 9 classificati come “fortemente inquinati” e 2 come “inquinati”.
Questa distinzione, pur indicando gradi diversi di criticità, non mitiga la gravità complessiva della situazione.
La concentrazione di batteri fecali, spesso legati a scarichi non depurati o a deflussi agricoli, rappresenta un rischio per la salute umana e per la sopravvivenza della fauna marina.
L’indagine ha delineato una mappa del degrado che interessa l’intera regione, con picchi di criticità in diverse province:* Imperia: quattro punti su scala provinciale presentano anomalie.
La foce del Roja, del torrente Santa Caterina, del torrente S.
Pietro e quella dell’Argentina mostrano livelli di inquinamento superiori ai limiti consentiti.
* Savona: la situazione è altrettanto allarmante, con quattro foci classificate come “fortemente inquinate”: il canale presso il Lungomare Diaz, il torrente Maremola, il fiume Pora e il torrente Quiliano.
* Genova: due punti in mare aperto, di fronte alla foce del torrente Recco e al Rio San Siro, segnalano un elevato grado di inquinamento.
* La Spezia: anche in questo tratto di costa è stata rilevata una criticità, con un campione prelevato sotto il Belvedere di Manarola giudicato “inquinato”.
Oltre ai dati quantitativi, l’indagine sottolinea la necessità di approfondire le cause dell’inquinamento.
L’impatto dell’agricoltura intensiva, con l’uso massiccio di fertilizzanti e pesticidi, rappresenta una delle principali fonti di contaminazione.
L’inadeguatezza dei sistemi di depurazione, spesso obsoleti o insufficienti a gestire i picchi di deflusso, aggrava ulteriormente la situazione.
L’urbanizzazione selvaggia e la gestione impropria dei rifiuti contribuiscono a compromettere la qualità delle acque.
È imperativo che le istituzioni locali, regionali e nazionali attivino un piano d’azione concertato, che preveda investimenti in infrastrutture di depurazione avanzate, controlli più rigorosi sugli scarichi industriali e agricoli, e campagne di sensibilizzazione rivolte a cittadini e operatori economici.
La salvaguardia delle coste liguri non è solo una questione ambientale, ma anche un imperativo economico e sociale, in quanto il turismo, la pesca e l’agricoltura dipendono direttamente dalla qualità dell’ambiente marino.
La resilienza di questo territorio, la sua capacità di rigenerarsi, è messa a dura prova e richiede un impegno collettivo e duraturo.