La recente vicenda che coinvolge Antonio Mastrovincenzo, consigliere regionale marchigiano cancellato dall’iscrizione al Partito Democratico, non è un incidente isolato, ma un sintomo di una più profonda crisi di identità e di metodo che affligge il PD regionale.
L’esplicita presa di posizione di Matteo Ricci, europarlamentare e figura di riferimento per un elettorato che ha espresso un consenso significativo (287.000 voti) alle ultime elezioni regionali, rappresenta un campanello d’allarme urgente, un invito a una radicale revisione strategica e culturale.
La rimozione di Mastrovincenzo, inserito nella lista civica sostenuta da Ricci dopo un processo partecipativo interno al PD regionale, evidenzia una frattura non solo procedurale – sollevando interrogativi sulla legittimità delle decisioni prese – ma soprattutto politica.
Un’azione che, a detta di Ricci, si pone in contrasto con la necessità di un’apertura a nuove energie, elemento cruciale per la ricostruzione di un’alternativa credibile e competitiva.
Il PD marchigiano si trova di fronte a una sfida esistenziale: superare l’eredità di anni di autolesionismo e inerzia politica, che hanno progressivamente eroso la fiducia degli elettori.
La recente campagna elettorale, pur non sfociata nella vittoria, ha rappresentato un momento di risveglio, un’occasione per costruire una piattaforma più ampia e inclusiva, capace di aggregare forze diverse e di intercettare un disagio diffuso.
L’unità attorno alla candidatura di Ricci ha innescato un processo partecipativo ed entusiasmante, che non può essere vanificato da scelte divisive e autoreferenziali.
L’invito di Ricci non è semplicemente un appello alla riconciliazione, ma una proposta di un nuovo patto programmatico con il territorio.
Un patto che si fonda sulla valorizzazione del capitale umano, sulla capacità di ascolto e di dialogo, e sulla volontà di costruire una rete di relazioni solide e durature.
In particolare, l’europarlamentare intende coinvolgere attivamente i candidati delle liste civiche che lo hanno sostenuto, incoraggiandoli a proseguire il loro impegno politico e ad integrarsi nelle strutture dei partiti.
La prospettiva futura non può essere circoscritta alla sola opposizione in Consiglio regionale, ma deve abbracciare l’intero arco dei processi democratici, dalle prossime elezioni amministrative alle sfide politiche nazionali.
La capacità di creare consenso, di generare proposte innovative e di interpretare i bisogni della comunità rappresentano le premesse indispensabili per riconquistare la fiducia degli elettori e per ricostruire un PD marchigiano capace di rappresentare un’alternativa politica credibile e propositiva.
L’impegno di Ricci, e quello che si auspica di tutti gli attori politici regionali, deve essere focalizzato su questa direzione, abbandonando definitivamente le dinamiche autoreferenziali e le logiche del passato.
La ripartenza richiede coraggio, visione e una profonda consapevolezza del ruolo che il PD è chiamato a svolgere nel futuro della regione Marche.







