L’Ansia: Sintomo di una Società Malata. Analisi di Vincenzo Costa.

Nell’epoca contemporanea, caratterizzata da una crescente complessità sociale e da una pressione per la performance che permea ogni aspetto della vita, l’ansia si configura non più come una devianza individuale, ma come un sintomo strutturale di una società malata.
A tal proposito, il filosofo Vincenzo Costa, autorevole voce nella fenomenologia dell’esperienza, ha offerto un’analisi lucida e approfondita, delineando le radici e le conseguenze di questo diffuso malessere, particolarmente virulento tra le giovani generazioni.

Costa, nel suo recente saggio “La società dell’ansia” (2024), non si limita a descrivere i sintomi dell’ansia, ma ne indaga la genesi, collegandola direttamente alle dinamiche di un sistema sociale improntato alla competizione e all’individualismo.
Lungi dall’essere un difetto personale, l’ansia emerge come un effetto collaterale di un modello economico e culturale che impone standard irraggiungibili e promuove una costante auto-valutazione, spesso distruttiva.

Il problema, per Costa, risiede nella pervasività di un giudizio continuo, un’escalation di confronti che alimentano un profondo senso di inadeguatezza.

I giovani, in particolare, si trovano a navigare in un mare di aspettative, costantemente misurati e confrontati, prima ancora di poter sviluppare un’autentica accettazione di sé.
Questo produce un’esperienza di espropriazione, un sentimento di non esistere pienamente, che può manifestarsi con ritiro sociale, aggressività o, più insidiosamente, con disturbi psicologici complessi come fobie sociali, disturbi ossessivi e instabilità emotiva.
È significativo che Costa sottolinei come l’ansia sia paradossalmente più diffusa nelle società avanzate, quelle che vantano il più alto grado di sviluppo economico e tecnologico.
Questa apparente contraddizione rivela una profonda disfunzione: la ricchezza materiale e le opportunità di progresso, se non accompagnate da un rinnovato senso di comunità e di accettazione incondizionata, possono anzi esacerbare il disagio interiore.

In contesti in cui i legami familiari e comunitari rimangono saldi, l’individuo è accettato per ciò che è, indipendentemente dai suoi risultati, attenuando significativamente i livelli di ansia.

L’avvento dei social media, con la loro incessante esposizione e la loro logica competitiva, amplifica ulteriormente questa dinamica.
Le piattaforme digitali, pur offrendo nuove forme di connessione, diventano spesso specchi distorti del sistema di valori dominante, riflettendo e perpetuando i meccanismi stessi del liberalismo economico: una continua lotta per la visibilità e l’approvazione.

Costa non propone una fuga dal mondo, né un rifiuto del progresso.
Piuttosto, sollecita un profondo investimento nell’educazione emotiva, un percorso di sviluppo dell’autostima e della resilienza fin dalla prima infanzia.

Scuola, famiglia e comunità sono chiamati a collaborare, creando ambienti accoglienti e inclusivi, capaci di sostenere i giovani non come potenziali vincitori o perdenti, ma come individui unici e preziosi.
Il compito urgente è riorientare i valori, promuovendo non la performance, ma la capacità di relazionarsi, di collaborare, di coltivare la propria umanità.

La risposta all’ansia non risiede nell’eliminazione della competizione, ma nella creazione di una società in cui l’individuo non sia definito dal suo successo, ma dalla sua capacità di fiorire pienamente.

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