Il 5 dicembre, sul Monte Bondone, si è consumata un’azione che incarna con forza una strategia di gestione montana improntata a una logica di forzatura, spesso in disarmonia con le dinamiche climatiche attuali.
La società Trento Funivie, gestore degli impianti di risalita, ha mobilitato un elicottero per oltre quaranta voli, trasportando neve artificiale sulla sezione alta del Palon, un intervento documentato da numerose testimonianze, inclusi video.
La carenza di neve naturale, acuita da venti forti, e l’impossibilità di produrre neve artificiale a causa della mancanza di acqua e delle temperature inadeguate, hanno reso necessaria questa operazione, protrattasi per quasi quattro ore e responsabile dell’emissione di almeno una tonnellata e mezzo di CO2 in atmosfera.
Un allarme congiunto, proveniente da dodici associazioni ambientaliste trentine – Extinction Rebellion Trentino, WWF Trentino Alto Adige, Circolo di Trento di Legambiente, Rete Climatica Trentina, Italia Nostra – sezione trentina, LIPU sezione di Trento, Associazione per l’Ecologia, Yaku, L’Ortazzo, ENPA del Trentino sezione di Rovereto, Acque Trentine e Mountain Wilderness Italia – denuncia questa situazione, sottolineando come l’azione si inserisca in un quadro più ampio di gestione montana problematica.
Il cambiamento climatico è una realtà inequivocabile (l’isoterma zero ha recentemente toccato i 3500 metri), e la risposta non può essere quella di incrementare le emissioni per compensare una condizione naturale transitoria.
L’ironia è palpabile: solo poche settimane prima, Trento Funivie promuoveva sui propri canali social un impegno per la valorizzazione autentica e responsabile del territorio montano, per poi ricorrere a un intervento ad alto impatto ambientale per garantire la sciabilità in condizioni che non lo permetterebbero naturalmente.
La pressione commerciale, la necessità di mantenere aperto un numero sufficiente di piste per soddisfare la domanda durante festività come il ponte dell’Immacolata, non può giustificare interventi che ignorano la saggezza intrinseca della montagna, la sua cultura del limite.
È fondamentale riconoscere che non tutte le variazioni meteorologiche possono essere mitigate artificialmente, e che farlo comporta sempre un costo, non solo economico ma soprattutto ambientale.
L’intervento del 5 dicembre rappresenta, quindi, un’azione inaccettabile non solo per il suo impatto diretto, ma per ciò che simboleggia: una continua e sistematica aggressione al territorio montano, che rischia di normalizzare pratiche in contrasto con i principi fondamentali della sostenibilità.
Le associazioni richiedono un intervento risolutivo, un limite chiaro e definitivo allo sfruttamento delle montagne e all’impiego di tecnologie ad elevato impatto ambientale.
Si sollecita inoltre il Comune di Trento, socio di Trento Funivie, e l’assessore Pedrotti, responsabile della materia, a fornire spiegazioni in merito all’operazione, verificando la sua coerenza con la strategia di sostenibilità dichiarata dall’amministrazione comunale.
La transizione ecologica non può rimanere confinata a proclami; deve tradursi in scelte responsabili, soprattutto quando si tratta di beni comuni e fragili come il territorio montano.
Un approccio realmente sostenibile implica la capacità di adattarsi alle mutate condizioni ambientali, valorizzando la resilienza della montagna e promuovendo un turismo consapevole, che rispetti i suoi ritmi e i suoi equilibri.
Un futuro sostenibile per le montagne del Trentino richiede un cambio di paradigma, che ponga al centro la tutela dell’ambiente e la promozione di un modello di sviluppo più armonioso e rispettoso del territorio.








