lunedì 6 Ottobre 2025
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Roma, scuole occupate: studenti in rivolta contro il governo

Roma è teatro di un’ondata di mobilitazione studentesca che si intensifica, con occupazioni che interessano istituti scolastici di vario ordine e grado.
La protesta, alimentata da un profondo disagio politico e sociale, vede coinvolti, tra gli altri, i licei Kant, Plinio, Cavour, Socrate e il Tullio Levi Civita, quest’ultimo occupato questa mattina dagli studenti delle sigle Osa e Cambiare Rotta.

Le occupazioni, che si susseguono a un’intensa settimana di scioperi e manifestazioni, rappresentano una risposta concreta alla percezione di inadeguatezza delle politiche governative in materia di istruzione e, più ampiamente, di politica estera.

La richiesta principale degli studenti è un ripensamento radicale degli accordi commerciali e militari con lo Stato di Israele, considerati responsabili di un conflitto percepito come ingiusto e disumano.
Il messaggio è chiaro: risorse destinate a spese militari devono essere reindirizzate verso il potenziamento del sistema educativo nazionale, affronto alla carenza di personale, all’obsolescenza delle infrastrutture e al miglioramento della qualità dell’offerta formativa.

La protesta studentesca non si limita a una mera rivendicazione di risorse economiche.
Si configura, infatti, come un atto di dissenso nei confronti di una politica estera ritenuta in contrasto con i valori di pace, giustizia sociale e rispetto dei diritti umani.
Gli studenti esprimono una profonda diffidenza nei confronti delle figure di spicco del governo, il Presidente del Consiglio e il Ministro dell’Istruzione, accusati di non aver saputo intercettare le istanze provenienti dal mondo della scuola e dalla società civile.
Questa mobilitazione, che si radica in un più ampio movimento di contestazione giovanile, riflette una crescente consapevolezza politica e un desiderio di partecipazione attiva alla vita democratica del paese.
Gli studenti rivendicano il diritto di esprimere le proprie opinioni, di influenzare le decisioni politiche e di contribuire alla costruzione di un futuro più equo e sostenibile.
L’occupazione delle scuole non è quindi solo un gesto di protesta, ma anche un tentativo di creare spazi di discussione, di confronto e di elaborazione di proposte alternative.
Si tratta di un tentativo di riappropriarsi degli spazi di apprendimento, trasformandoli in luoghi di impegno civico e di lotta per i diritti.
La questione sollevata dagli studenti, lungi dall’essere marginale, tocca le fondamenta stesse del rapporto tra istruzione, politica estera e responsabilità sociale.

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