Alle ore 15:00, per una durata di trenta minuti, un inedito gesto di solidarietà animerà il Salone Internazionale del Libro di Torino.
Diverse case editrici, tra le più innovative e rispettate del panorama italiano, hanno deciso di partecipare a un momento di silenzio e di espressione di dissenso, con un focus particolare sulla controversa pubblicazione “Passaggio al Bosco”.
La notizia, confermata da Daniela Di Sora, fondatrice della Voland, direttamente dal suo stand a “Più Libri Più Liberi”, testimonia un’inquietudine diffusa nel settore.
Le case editrici coinvolte rappresentano una variegata gamma di sensibilità editoriali: e/o, Fandango, Coconico press, Becco giallo, Playground, Momo, Caissa, Voland (la stessa che ha promosso l’iniziativa), Sur e Red Star Press.
La protesta si estende anche ad Arena Repubblica Robinson, un ulteriore segnale della portata del fenomeno.
“L’adesione sarà massiccia, quasi totale,” ha dichiarato Di Sora, sottolineando come l’elenco dei partecipanti sia in continua evoluzione.
L’editoriale è attraversato da un dibattito acceso, che va ben oltre la specifica questione legata a “Passaggio al Bosco”.
L’episodio ha, infatti, sollevato interrogativi cruciali sulla gestione della visibilità, l’impatto della risonanza mediatica su realtà editoriali minori e, più in generale, sul delicato equilibrio tra promozione e preservazione dell’autenticità di un progetto culturale.
Di Sora ha espresso apertamente una riflessione, seppur velata di una punta di amarezza, sulla conseguente esposizione di questa piccola casa editrice.
Un’esperienza che, paradossalmente, l’ha catapultata sotto i riflettori, attirando un’ondata di attenzione da parte di un pubblico giovane e desideroso di scoprire nuove voci.
La fondatrice ha espresso una preferenza per una gestione più discreta, dove l’esistenza di una piccola realtà editoriale potesse continuare a brillare nell’ombra, coltivando un percorso di crescita più organico e meno contaminato dall’effervescenza del clamore mediatico.
Questo gesto di protesta, quindi, si configura non solo come una reazione specifica a una pubblicazione, ma anche come un monito, un invito a riflettere sul ruolo e sulle responsabilità dell’editoria nell’era digitale, tra la necessità di promuovere la cultura e il rispetto per la sua intimità.
La questione sollevata riguarda la sostenibilità di un modello editoriale che spesso si scontra con la logica del “successo immediato” e della visibilità a tutti i costi.






