La proposta di introdurre un meccanismo di rivalutazione automatica degli stipendi dei consiglieri provinciali, presentata dal Presidente Arno Kompatscher durante la seduta del Consiglio Regionale, ha suscitato un’ondata di sdegno e disapprovazione da parte dei gruppi di opposizione.
L’iniziativa, percepita come una sminiatura nei confronti dei cittadini, solleva interrogativi profondi sulla gestione della cosa pubblica e sulla percezione della fiducia popolare.
L’atto, come evidenziato nella dichiarazione congiunta dei consiglieri Paul Köllensperger, Maria Elisabeth Rieder, Franz Ploner e Alex Ploner, appare come un’ulteriore conferma di una tendenza, già manifestatasi in passato, ad affrontare il tema del trattamento economico dei rappresentanti politici con approcci opachi e poco trasparenti.
Questi passati interventi, spesso percepiti come dissonanti con le aspettative della popolazione, hanno contribuito a minare la credibilità delle istituzioni e a generare un crescente distacco tra i cittadini e la politica.
La proposta di Kompatscher, lungi dal rappresentare una soluzione, rischia di aggravare questa situazione.
Il meccanismo di rivalutazione automatica, ancorato all’indice delle retribuzioni giornaliere lorde, mira a mascherare una decisione politica di fatto predeterminata, eludendo il necessario dibattito e la ponderata valutazione che un tema di tale sensibilità richiederebbe.
In sostanza, si tratterebbe di un’automazione che trasferisce la responsabilità politica a un indicatore esterno, svuotando di significato il ruolo dei consiglieri e del Consiglio stesso.
Il nodo cruciale risiede nella necessità di ristabilire un rapporto di fiducia tra i rappresentanti e i rappresentati.
Questo non può essere ottenuto attraverso automatismi o decisioni prese di soppiatto.
È necessario un approccio radicalmente diverso, basato sulla trasparenza, sulla responsabilità e sul coinvolgimento attivo della cittadinanza.
Le critiche provenienti dall’opposizione, espresse con particolare veemenza da Andrea de Bertolini (PD), Chiara Maule (Campobase) e Paolo Zanella (PD), non si limitano alla sostanza della proposta, ma investono anche il metodo con cui è stata presentata e discussa.
L’osservazione di Zanella, che definisce l’utilizzo sistematico di emendamenti di maggioranza come un comportamento “da far vergognare”, esprime un sentimento diffuso di frustrazione nei confronti di un sistema che sembra preordinato a favorire determinati interessi a discapito della volontà popolare.
La questione delle indennità non è un dettaglio accessorio, ma un elemento fondamentale della credibilità del sistema politico.
Essa riflette non solo il costo della rappresentanza, ma anche i valori che la nostra società riconosce al servizio pubblico.
Un sistema percepito come ingiusto o opaco genera inevitabilmente risentimento e allontana i cittadini dalla politica, erodendo le fondamenta della democrazia.
È imperativo che il Consiglio Regionale prenda atto di queste critiche e si impegni in un percorso di riforma che garantisca una gestione trasparente, equa e responsabile delle indennità dei consiglieri.
Solo così sarà possibile ricostruire la fiducia perduta e riavvicinare i cittadini alle istituzioni.
Il futuro della politica trentina dipende dalla capacità di rispondere a questa sfida con coraggio e determinazione.







