venerdì, 20 Giugno 2025
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Bari, processo scontri 2018: Procura chiede condanne per Casapound

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Il processo relativo alle denunce conseguenti agli scontri del 21 settembre 2018 a Bari si avvia verso la conclusione, con la Procura della Repubblica che ha formulato diciassette richieste di condanna a carico di membri della sezione barese di Casapound. Le accuse, che spaziano dalla riorganizzazione illecita di un partito fascista – un reato che, a distanza di anni dalla fine del regime, pone interrogativi complessi sulla natura della memoria e dell’eredità ideologica – a lesioni personali, riflettono la gravità degli episodi violenti che sconvolsero la città.Le pene richieste variano da un minimo di due anni di reclusione a un massimo di un anno e otto mesi, un intervallo che indica la valutazione differenziata della Procura in relazione al ruolo e alla partecipazione di ciascun imputato. Parallelamente, per tutti è stata avanzata l’istanza di interdizione dai pubblici uffici, una misura che, oltre alla sanzione penale, mira a impedire l’accesso a cariche pubbliche, riflettendo una considerazione sulla pericolosità sociale dei comportamenti contestati.Il contesto che ha portato agli scontri è cruciale per comprendere la dinamica degli eventi. La manifestazione “Bari non si lega”, volta a esprimere posizioni contrarie a determinate politiche o iniziative, coincise con la visita in città dell’allora Ministro dell’Interno, Matteo Salvini – oggi Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti – figura di spicco nel panorama politico italiano. La tensione, già latente, esplose in via Eritrea, nelle vicinanze del circolo Kraken, ex sede operativa di Casapound, luogo simbolo per la comunità neofascista barese, ormai dismesso.Le aggressioni, che determinarono le successive denunce, colpirono diversi partecipanti alla manifestazione, tra cui figure di rilievo nel panorama politico locale e nazionale. Tra le vittime, spicca la figura di Eleonora Forenza, allora Parlamentare Europea per Rifondazione Comunista, un esponente politico noto per le sue posizioni a sinistra e per l’impegno in difesa dei diritti civili. Accanto a lei, anche Antonio Perillo, Giacomo Petrelli e Claudio Riccio, figure che, pur con differenti posizioni politiche, si sono trovate coinvolte negli scontri.L’episodio solleva interrogativi sulla libertà di manifestazione, i limiti dell’espressione politica e la necessità di garantire la sicurezza pubblica in contesti di forte polarizzazione ideologica. Il processo, pertanto, non è solo una questione di giustizia penale, ma anche un’occasione per riflettere sul delicato equilibrio tra il diritto alla protesta, la responsabilità individuale e la salvaguardia della convivenza civile in una democrazia plurale. La chiusura del circolo Kraken, luogo cruciale nell’organizzazione e nella propaganda di Casapound, può essere interpretata come un ulteriore elemento che contribuisce a comprendere la complessità del contesto sociale e politico in cui si sono verificati gli scontri.

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