La condivisione online di un breve video, accompagnato da una commovente lettera aperta, ha innescato un’onda di indignazione e riflessione nel panorama digitale italiano. Il video, frutto della collaborazione tra la cooperativa Logos e l’associazione Autisticamente APS, si apre con una frase lapidaria, pronunciata da un giovane autistico: “Sono stato bocciato.” Parole che trascendono la mera constatazione di un insuccesso scolastico per rivelarsi sintomo di un malessere più profondo nel sistema educativo.La lettera della madre, fulcro del messaggio, non intende suscitare compassione o puntare il dito contro singoli individui, bensì sollecitare un’analisi critica e collettiva del concetto di inclusione, sia nell’ambito scolastico che sociale. Il racconto dell’impegno quotidiano del figlio, le sue conquiste, le sue sfide e il dolore per una bocciatura percepita come ingiusta, dipingono un quadro di un percorso costellato di ostacoli, dove la scuola, purtroppo, sembra aver fallito nel comprenderne appieno il valore. “Hai lavorato duramente, superato i tuoi limiti, ma la scuola non ti ha visto davvero,” scrive la madre, esprimendo un sentimento di profonda delusione e un’accusa velata verso un sistema che non è riuscito a cogliere la peculiarità del progetto di vita del figlio.La vicenda, lungi dall’essere un episodio isolato, emerge come la manifestazione di una ferita educativa più ampia, che coinvolge molte famiglie che si sentono sole e incomprese. La cooperativa Logos sottolinea come, troppo frequentemente, il sistema scolastico si mostri incapace di “vedere, ascoltare, accogliere” le esigenze specifiche degli studenti con disabilità. Un tema cruciale sollevato è quello delle programmazioni differenziate, spesso applicate in maniera automatica e senza un’attenta personalizzazione degli obiettivi. La cooperativa evidenzia come una programmazione differenziata a soli 14 anni possa rappresentare una “sentenza educativa” con conseguenze potenzialmente limitanti, fino a compromettere l’accesso all’istruzione superiore. Questo processo, in assenza di un’adeguata valutazione e di un percorso individualizzato, rischia di etichettare e precludere opportunità, anziché favorire lo sviluppo del potenziale individuale.La risonanza della vicenda ha generato un acceso dibattito online, animato da messaggi di solidarietà e comprensione, provenienti da docenti di sostegno e operatori del settore. Un’insegnante, in particolare, ha espresso un pensiero toccante: “Non sei tu ad aver fallito, ti hanno negato quel legame che solo un insegnante che ama il proprio lavoro può costruire.” Parole che suggeriscono come l’empatia, la dedizione e la capacità di creare un rapporto di fiducia siano elementi imprescindibili per un’inclusione reale e significativa. Il gesto del ragazzo, che si è espresso attraverso quelle poche parole, testimonia una profonda sensibilità e un desiderio inespresso di riconoscimento. La vicenda ci invita a ripensare il ruolo della scuola, non come mero dispensatore di nozioni, ma come luogo di crescita personale, di scoperta di sé e di preparazione al futuro, un futuro che deve essere accessibile a tutti, al di là delle difficoltà e delle diagnosi. La sua grandezza, come sottolineato dall’insegnante, si manifesterà nel tempo.
Bocciato e Silenziato: La Scuola Davanti a un Grido di Inclusione.
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