Il panorama delle cardiologie italiane si distingue a livello europeo per i risultati positivi ottenuti nella gestione dell’infarto acuto, con una mortalità post-ricovero significativamente inferiore rispetto alla media continentale.
Questa eccellenza terapeutica, tuttavia, non può rimanere confinata alla fase reattiva, ovvero al trattamento dell’evento acuto.
Il futuro della salute cardiovascolare del nostro Paese richiede un cambio di paradigma, un investimento proattivo orientato alla prevenzione primaria e alla diagnosi precoce, un approccio che intercetti la patologia nei suoi stadi iniziali, quando l’intervento terapeutico è più efficace e meno costoso.
Come sottolinea il prof.
Massimo Grimaldi, presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) e direttore della cardiologia dell’ospedale Miulli, i risultati degli Stati Generali, recentemente tenutisi al Ministero della Salute, hanno evidenziato la necessità di ampliare il focus delle nostre strategie.
Un trattamento ottimale dei fattori di rischio cardiovascolare – colesterolo alto, ipertensione arteriosa, diabete, obesità e sedentarietà – unitamente a un corretto stile di vita, rappresenta la pietra angolare di questa prevenzione primaria.
Ogni euro investito in questo ambito si rivela un investimento a lungo termine, con un ritorno in termini di salute pubblica e riduzione dei costi sanitari.
Al contrario, intervenire quando la malattia è già manifesta si traduce spesso in una spirale di spese elevate con un impatto limitato sulla qualità e quantità di vita del paziente.
Oltre alla promozione di uno stile di vita sano, un aspetto cruciale, spesso trascurato, è l’aderenza alle terapie farmacologiche prescritte.
In Italia, si registra un tasso di abbandono terapeutico allarmante: a distanza di un anno, uno paziente su due interrompe il trattamento, mentre i farmaci per la gestione del colesterolo vengono sospesi da tre pazienti su quattro.
Questa problematica, legata a fattori complessi come scarsa consapevolezza del paziente, difficoltà economiche, effetti collaterali percepiti e mancanza di supporto continuativo, richiede un approccio multidisciplinare e soluzioni innovative per incentivare la compliance.
La diffusione di una cultura della prevenzione deve partire dalla formazione dei più giovani, integrando l’educazione alimentare e motoria nei programmi scolastici fin dalla scuola elementare.
Parallelamente, è necessario sviluppare strategie per migliorare l’aderenza terapeutica, che vadano oltre la semplice prescrizione farmacologica, includendo programmi di counseling personalizzati, telemedicina, app dedicate e un coinvolgimento attivo del paziente nella gestione della propria salute.
Gli Stati Generali ANMCO hanno rappresentato un’importante occasione di confronto con le istituzioni, in particolare con il Ministero della Salute, e hanno confermato l’impegno congiunto a promuovere una sanità cardiovascolare più proattiva ed efficiente, orientata alla prevenzione e alla cura centrata sul paziente.
L’obiettivo è trasformare il modello attuale, passando da una risposta tardiva alle emergenze a una gestione preventiva e continuativa della salute cardiovascolare, per garantire a tutti i cittadini italiani una vita più lunga e in salute.