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sabato 1 Novembre 2025

Casalnuovo Monterotaro: 23 anni dal sisma, ferite ancora aperte.

Ventitré anni.
Un lasso di tempo che, pur segnando un percorso di ricostruzione e resilienza, non riesce a lenire la ferita ancora aperta nel tessuto sociale di Casalnuovo Monterotaro e nel cuore di tutta la comunità foggiana.
Il 31 ottobre 2002 si è impresso nella memoria collettiva come un giorno di dolore profondo, un evento sismico che ha colpito duramente il Molise, con la tragedia di San Giuliano di Puglia a testimonianza della sua ferocia.
Un ricordo che trascende i confini geografici, unendo Casalnuovo Monterotaro, città che ha subito ingenti danni, al dolore delle famiglie colpite dalla perdita dei loro bambini e della loro maestra.

Il sisma del 2002 non si è limitato a crollare edifici; ha scosso le fondamenta della comunità, mettendo a dura prova la capacità di resilienza e la fiducia nel futuro.

Casalnuovo Monterotaro, pur non avendo subito la stessa immane perdita di vite umane, ha subito lesioni profonde, con circa 500 abitazioni gravemente danneggiate, molte delle quali, a distanza di ventitré anni, rimangono ancora precarie, puntellate e inabitabili, in attesa di finanziamenti cruciali.
La ricostruzione, seppur avviata con impegno, si scontra con la complessità burocratica e con la cronica carenza di risorse.
I sedici milioni di euro necessari per completare la cosiddetta “fascia D”, che comprende le abitazioni più vulnerabili e in attesa di interventi definitivi, rappresentano un ostacolo tangibile al pieno raggiungimento della normalità.
Quelle case puntellate non sono solo relitti di un passato traumatico, ma simboli di un impegno ancora da onorare, una promessa di dignità e sicurezza da mantenere verso chi ha subito e continua a subire le conseguenze del terremoto.
Il ricordo di quel giorno non può essere relegato al passato.

È un monito costante, un invito alla vigilanza e alla solidarietà.

In un’epoca segnata da crescenti disuguaglianze e da una diffusa perdita di valori, la memoria del terremoto del 2002 ci spinge a riflettere sull’importanza della coesione sociale, sulla necessità di costruire comunità resilienti e capaci di affrontare le avversità con coraggio e umanità.

Alle ore 11:32, l’ora esatta del tragico evento, un minuto di silenzio si fa eco nelle piazze, nelle scuole, negli uffici pubblici, un atto di pietas verso le vittime innocenti, in particolare i bambini e le famiglie di San Giuliano di Puglia, e un gesto di vicinanza verso chi ancora vive nell’incertezza e nella precarietà.
Trasmettere alle nuove generazioni la storia di quel 31 ottobre non è solo un dovere morale, ma un investimento nel futuro.

È un modo per instillare il valore della solidarietà, dell’impegno civico e dell’amore per la propria terra, affinché possano costruire un mondo più giusto, più sicuro e più umano, dove il dolore non trovi spazio e la resilienza sia la forza trainante per un futuro di speranza.
La memoria, custode silenziosa della nostra identità, deve rimanere viva, pulsante, un faro che illumina il cammino verso un futuro di pace e di riconciliazione.

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