Il Tribunale di Lecce è scosso dalla vicenda che ha visto protagonista Filippo Manni, 21 anni, accusato dell’omicidio della madre, Teresa Sommario, 52 anni, nella loro abitazione a Racale. Il Giudice per le Indagini Preliminari, Valeria Fedele, ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere, in un atto che segna l’inizio di un’indagine complessa e dolorosa.L’omicidio, avvenuto il 17 giugno scorso, ha rivelato un quadro di tensioni latenti e un rapporto madre-figlio eroso da dinamiche conflittuali quotidiane. Il movente, emerso durante un interrogatorio intenso e angosciante, non si radica in una singola, drammatica circostanza, ma in un accumulo di frustrazioni, piccoli dissidi che hanno gradualmente minato il legame affettivo.Durante l’interrogatorio, interrotto più volte per l’evidente turbamento del giovane, Filippo Manni ha manifestato, per la prima volta forse, una presa di coscienza dei suoi atti, accompagnata da un profondo dolore e rimorso. La sua confessione ha dipinto un quadro di una relazione familiare segnata da un costante stato di allarme emotivo.Secondo quanto riferito, il 17 giugno, al rientro dal lavoro, dove svolgeva la mansione di bagnino, Manni è stato bersaglio di una reprimenda per un banale gesto: non aveva salutato la madre, intenta in smart working. Questo episodio, apparentemente insignificante, è sembrato essere la goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo di risentimenti. Il giovane ha descritto un modello comportamentale consolidato, in cui le liti per questioni futili – una forchetta sporca, una tazza da lavare – si ripetevano incessantemente, trasformando la casa in un campo di battaglia emotivo.La sua narrazione ha rivelato una profonda sensibilità e, allo stesso tempo, una difficoltà a gestire la rabbia. La confessione, però, si è fatta improvvisa: “Oggi però mi è scattato qualcosa in testa, e senza pensarci, sono salito al primo piano, ho preso un’accetta sono sceso velocemente e ho colpito mia madre più volte”. La violenza, inaspettata e brutale, ha reciso il filo di una storia familiare lacerata.Gli accertamenti successivi hanno gettato ulteriore luce sulla personalità del giovane. Si è scoperto che Manni, studente di Economia alla Sapienza, aspirava a intraprendere una carriera musicale, sognando di iscriversi al Conservatorio di Siviglia. Il desiderio di non gravare economicamente sulla famiglia lo aveva spinto a cercare piccoli lavori, un ulteriore fattore di stress che potrebbe aver contribuito a esacerbare le tensioni in atto.L’inchiesta, ora, si concentra sull’analisi approfondita delle dinamiche familiari, alla ricerca di eventuali fattori scatenanti e di possibili responsabilità di terzi. Il caso pone interrogativi cruciali sulla fragilità dei legami affettivi, sulla gestione della rabbia e sulla necessità di promuovere interventi di prevenzione e sostegno per famiglie in difficoltà, al fine di evitare che simili tragedie si ripetano. L’evento ha aperto una ferita profonda nella comunità locale, lasciando spazio a interrogativi inquietanti sul confine tra la quotidianità e l’insostenibile peso delle emozioni represse.
Lecce, Filippo Manni uccide la madre: un accumulo di dolore.
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