L’operazione “Diomede” ha getto luce su un’organizzazione criminale pugliese, radicata in una rete complessa di affiliazioni e traffici illeciti, che si estende dalle aree urbane alle zone rurali, intrecciando elementi tipici della criminalità organizzata foggiana, barese e camorristica. Al vertice, con il controllo esercitato dalla cella del carcere di Siracusa, figura Daniele Boccuto, 34 anni, già noto per accuse gravissime come omicidio, occultamento di cadavere, spaccio, estorsione e detenzione illegale di armi.L’attività investigativa ha svelato un sistema di gestione criminale strutturato, caratterizzato da una rigorosa gerarchia e da una logica di potere che rimanda ai modelli mafiosi. La presenza di Andrea Di Gennaro, braccio destro di Boccuto, e dei suoi contatti con il clan Sinesi-Francavilla, noto per la sua ferocia e la sua capacità di controllo del territorio foggiano, suggerisce un’estesa rete di collaborazioni e un potenziale di influenza a livello regionale.Le armi sequestrate – tra cui AK45, AK47, fucili da caccia e un ingente quantitativo di munizioni – testimoniano la pericolosità del gruppo e la sua capacità di intimidazione. La disponibilità a un arsenale di tale portata, culminata in un’affermazione che paragonava la potenza di fuoco del gruppo alla forza di un leader mondiale, rivela un’audacia e una presunzione che denotano un senso di impunità radicato.Il flusso di denaro generato dallo spaccio di stupefacenti, stimato in tremila euro al giorno, alimentava non solo l’acquisto di armi, ma anche una strategia di controllo del territorio attraverso l’estorsione. L’episodio del 2014 a Canosa di Puglia, con la sparatoria di 53 colpi di Kalashnikov verso le giostre durante la festa patronale, rappresenta un esempio eclatante di come la violenza fosse utilizzata per imporre il pizzo ai gestori delle attrazioni.Un elemento particolarmente significativo emerso dalle indagini è la presenza di rituali di affiliazione ispirati alla tradizione camorristica. La “favella”, una filastrocca memorizzata a cui i nuovi membri dovevano attenersi, e la cerimonia del “battesimo” officiata dal capo clan recluso, evocano un senso di sacralità e un forte legame di fedeltà che rafforzano la coesione del gruppo. La scelta di celebrare questo rito di iniziazione davanti a un’immagine sacra sottolinea ulteriormente la dimensione quasi religiosa che il clan attribuisce alla propria attività.L’operazione “Diomede” non solo ha portato all’arresto di 17 persone, ma ha contribuito a ricostruire un quadro complesso di dinamiche criminali che affondano le radici nella storia e nel territorio pugliese, evidenziando la necessità di un impegno costante e coordinato per contrastare la criminalità organizzata e proteggere la legalità. L’analisi delle relazioni tra i diversi clan e l’adozione di strategie di prevenzione e repressione mirate saranno cruciali per smantellare queste strutture e garantire la sicurezza dei cittadini.
Operazione Diomede: Svelata Rete Criminale tra Puglia, Foggia e Camorra
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