Il grido straziante, un’implorazione disperata colta al limite della percezione, “fermati, mettiti in salvo, l’acqua mi sta trascinando via”, risuona come un’eco funesta, sigillando un istante di terrore indescrivibile.
Quelle parole, sussurrate da Marisa Menga, si condensano nell’abisso del dolore, un dolore che la trascina indietro, verso il momento in cui, a pochi metri di distanza, l’impossibilità di intervenire si è manifestata con la violenza inarrestabile di un diluvio.
La tragedia di Oronzo Epifani, sessantatreenne ostunese, è più di un incidente; è una cruda rappresentazione della vulnerabilità umana di fronte alla potenza distruttiva della natura.
Giovedì sera, Ostuni è stata investita da un nubifragio apocalittico, un evento meteorologico che ha trasformato strade e corsi d’acqua in fiumi in piena, portando con sé detriti e morte.
L’auto di Epifani, in un attimo, è stata inghiottita da un’onda di fango e macerie, trascinandolo in un canale di deflusso, per poi sparire alla vista, per poi essere ritrovato dopo dodici ore.
Marisa Menga, la vedova, incarna la devastazione interiore di chi perde una persona cara in circostanze così improvvise e ineluttabili.
Il dolore si materializza nel “vuoto” lasciato dal suo compagno, un vuoto che risuona con le promesse non mantenute, i progetti spezzati, il futuro cancellato.
“Avevamo tanti progetti insieme,” sussurra, e quelle parole non sono solo un lamento, ma una testimonianza di una vita costruita su fondamenta di speranza e amore, ora ridotta in frantumi.
La consapevolezza di non aver potuto fare nulla per evitare la tragedia amplifica ulteriormente il peso del lutto, lasciando una cicatrice indelebile nel cuore della vedova.
Oltre al dolore personale, la tragedia di Oronzo Epifani si estende ai suoi tre figli, Gabriele, Emanuele ed Andrea, che si ritrovano a dover affrontare la vita senza il padre.
La responsabilità di onorare la sua memoria e portare avanti il suo esempio ricade ora sulle loro giovani spalle.
La vedova, con una forza d’animo che sorprende, esprime il desiderio che la tragedia non venga dimenticata, affinché serva da monito sulla fragilità dell’esistenza e sull’importanza di preservare i legami affettivi.
È un appello a non dimenticare la furia della natura, la precarietà della vita e il valore inestimabile degli affetti.
I funerali, celebrati oggi a Ostuni, sono accompagnati dal lutto cittadino, un segno di cordoglio e partecipazione alla sofferenza della famiglia Epifani.
La cancellazione del viaggio a Vienna, il progetto di sistemare la casa al mare, sono simboli di un futuro che non ci sarà, di una vita interrotta bruscamente.
La tragedia di Oronzo Epifani è un promemoria doloroso della potenza incontrastabile della natura e della profonda vulnerabilità dell’uomo, un eco perpetuo che invita alla riflessione e alla gratitudine per ogni istante condiviso.