Un’eco di note malinconiche si leva da Melendugno, un commosso addio a Livio Macchia, figura imprescindibile del panorama musicale italiano e oltre.
Il sindaco Maurizio Cisternino lo descrive non solo come un artista di fama internazionale, ma come un figlio adottivo della città pugliese, accolto e amato con fervore.
La scomparsa, avvenuta all’età di 83 anni, lascia un vuoto incolmabile, un silenzio che risuona di ricordi condivisi.
Macchia, nato il 9 novembre 2941 ad Acquaviva delle Fonti, ha incarnato un percorso artistico ricco di trasformazioni e successi.
La sua formazione, permeata dall’incontro tra la cultura musicale del Sud e l’effervescenza artistica del Nord, ha contribuito a definire un linguaggio musicale unico, caratterizzato da una profonda sensibilità e una maestria tecnica innegabile.
La sua passione per il basso e la voce si è manifestata fin dalla giovane età, proiettandolo sui primi palcoscenici negli anni ’60, periodo cruciale per l’evoluzione del panorama musicale italiano.
Il trasferimento a Milano segnò una svolta significativa nella sua carriera.
Fu lì, nel cuore pulsante della scena musicale milanese, che, insieme a Paolo De Ceglie e Riki Maiocchi, diede vita ai Camaleonti, un gruppo destinato a lasciare un’impronta indelebile nella storia della musica leggera italiana.
I Camaleonti non furono semplicemente un gruppo musicale; furono un laboratorio di idee, un crogiolo di talenti che sperimentò nuove sonorità, contaminando il pop con influenze progressive e jazz.
Brani come “L’ora dell’amore”, “Applausi”, “Eternità”, “Viso d’angelo” e “Perché ti amo” trascendono il tempo, divenendo colonne sonore di un’epoca, intese come riflessioni sull’amore, la passione e la bellezza effimera dell’esistenza.
La sua dedizione all’arte è stata palpabile fino all’ultimo respiro.
Nonostante una malattia che lo affliggeva da tempo, Macchia ha dimostrato una straordinaria resilienza, regalando un’emozionante performance al BluFestival, una rassegna estiva promossa dal Comune di Melendugno.
Quel concerto, celebrando i sessant’anni di carriera dei Camaleonti, fu un omaggio commovente ai suoi cari scomparsi, un’ultima, intensa dichiarazione d’amore verso la musica e il pubblico che lo aveva sostenuto per tutta la sua vita.
Livio Macchia se ne va, lasciando un’eredità artistica inestimabile e un ricordo indelebile nei cuori di chi lo ha amato e apprezzato, un artista che ha saputo interpretare e raccontare il suo tempo con profonda umanità e talento.
Un applauso finale, intenso e sentito, per un maestro indimenticabile.