La crisi dell’ex Ilva di Taranto non può più essere scaricata sui lavoratori e sulla comunità locale. È tempo che il governo e le istituzioni assumano finalmente un ruolo attivo nel risolvere i problemi legati all’azienda siderurgica, ormai famosa per i suoi gravi lutti ambientali e sanitari. Non possiamo più tollerare che ogni volta che si presenta una emergenza sull’ex Ilva, le persone siano sempre quelle a pagare, con la cassa integrazione in più.Non dimentichiamoci che l’incendio dell’Afo 1, sequestrato lo scorso 7 maggio, non è stato solo un incidente tecnico, ma anche un evento che richiama alla mente il tragico destino di Taranto, città martoriata da decenni dalla presenza della grande industria siderurgica. Michele De Palma, segretario generale della Fiom, ha espresso con forza questo sentimento: “Non possiamo sempre permettere che le persone paghino per i problemi dell’ex Ilva. C’è un piano di ripartenza e di transizione necessario – ha detto in riferimento al sito Bosch di Bari – servono le risorse. Il governo deve intervenire, il più presto possibile, perché si possa mettere in produzione lo stabilimento e salvaguardare la salute delle persone con la decarbonizzazione”. Il sindacato richiede una soluzione complessiva che tenga conto non solo dell’aspetto tecnico della ripartenza ma anche della sostenibilità ambientale e sanitaria. È arrivato il momento di guardare al futuro, per dare vita a un modello produttivo che sia in grado di garantire non solo posti di lavoro ma soprattutto la salute dei cittadini e la tutela dell’ambiente.
Ilva: Fine delle scuse. Governo e istituzioni assolvano ai loro doveri
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