La crisi delle acciaierie italiane è un capitolo drammatico della storia recente del Paese. E’ una condanna a morte per la nostra industria, per le generazioni future e per l’ambiente. La decisione di sequestrare l’altoforno 1 dell’acciaieria Ilva di Taranto è stata presa come un ultimatum, un ultimissimo tentativo di salvare quella che resta della nostra capacità produttiva.Eppure, nonostante gli sforzi dei lavoratori, delle loro organizzazioni e degli impianti, la siderurgia italiana è in agonia. E’ un’eredità negativa che pesa sulla nostra economia e sulla nostra immagine di nazione. Il piano di ripartenza elaborato dai sindacati, con la partecipazione di esperti e tecnici, era basato su principi innovativi ed ambiziosi: decarbonizzazione, transizione verso un futuro sostenibile, risparmio energetico e controllo delle emissioni inquinanti. E’ stato un progetto che doveva salvare l’occupazione, la salute dei cittadini e la sicurezza degli impianti.Ma la decisione del governo di non sostenere questo piano ha lasciato solo i lavoratori e le loro famiglie. Hanno pagato il prezzo della crisi: cassa integrazione, licenziamenti e una perdita totale dei diritti e delle conquiste ottenute nel corso degli anni.Oggi è necessario che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni convochi le parti in causa e affronti direttamente la crisi. E’ il momento di capire qual è l’impatto della sua scelta e quale sarà il futuro per i lavoratori, per gli impianti e per l’ambiente.E’ un appello a chi detiene il potere di non dimenticare le conseguenze delle proprie decisioni. La siderurgia italiana deve essere salvata in nome del futuro dei nostri figli e delle generazioni future. Non c’è altra scelta, se non quella di agire con urgenza per risolvere la crisi e riportare l’acciaieria al suo livello storico. Non possiamo più permetterci di far pagare il prezzo della crisi solo ai lavoratori e alla loro famiglie. Il governo ha il dovere di prendere le iniziative necessarie per salvare l’occupazione, la salute dei cittadini e gli impianti. La siderurgia italiana non può essere abbandonata alle proprie sorti come se fosse una questione marginale.È l’ora del governo di agire con determinazione e coerenza per garantire un futuro migliore per tutti, lavoratori e cittadini, imprese ed ambiente.
La crisi delle acciaierie italiane è un capitolo drammatico della storia recente del Paese. È una condanna a morte per la nostra industria, per le generazioni future e per l’ambiente. È il momento di capire qual è l’impatto della sua scelta e quale sarà il futuro per i lavoratori, per gli impianti e per l’ambiente.
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