martedì 26 Agosto 2025
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Lupo in Emilia-Romagna: Serve un Nuovo Piano Nazionale

La gestione della popolazione lupo in Emilia-Romagna, e a livello nazionale, richiede un ripensamento strategico che superi l’approccio reattivo e frammentato attuale.
L’assessore regionale all’agricoltura, Alessio Mammi, ha espresso la disponibilità della Regione a un dialogo costruttivo con i territori, ma sottolinea con forza la necessità di una revisione del “Piano Lupo” nazionale, divenuto obsoleto di fronte all’espansione demografica del predatore e alle mutate dinamiche ambientali.
La Regione Emilia-Romagna si è posta in prima linea nell’attuazione di misure di mitigazione dell’impatto della presenza lupina, destinando risorse significative alla prevenzione dei danni e, recentemente, ampliando il sistema di indennizzo per le perdite indirette subite dagli agricoltori.
Un esempio concreto è rappresentato dal bando annuale per la prevenzione, che assegna circa un quinto del budget disponibile (300.000 euro) specificamente per contrastare gli attacchi di lupi.

A questa cifra si aggiungono i finanziamenti derivanti dal Piano di Sviluppo Rurale (PSR), che negli anni recenti hanno complessivamente superato i 5 milioni di euro per la prevenzione di danni causati da diverse specie selvatiche, non solo lupi.

L’approccio regionale non si limita alla semplice gestione emergenziale, ma mira a promuovere un coesistenza sostenibile tra uomo e fauna selvatica.
Questo implica un lavoro capillare sul territorio, che include il monitoraggio costante della presenza lupina, in particolare nella provincia di Rimini, e l’accompagnamento degli allevatori verso soluzioni di prevenzione efficaci.
L’episodio verificatosi in un allevamento locale ha accelerato la programmazione di un sopralluogo tecnico per identificare e implementare misure preventive mirate, volte a evitare il ripetersi di episodi di predazione.
Nonostante un calo degli attacchi agli allevamenti zootecnici registrato nell’ultimo anno, grazie anche alle strategie messe in atto, l’assessore sottolinea che il monitoraggio delle aree più critiche e la prosecuzione del confronto con i territori rappresentano imperativi ineludibili.
La sfida non è solo quella di proteggere il patrimonio zootecnico, ma anche di salvaguardare la biodiversità e il delicato equilibrio degli ecosistemi appenninici.

Un nuovo Piano Lupo, condiviso a livello nazionale e partecipato da tutte le regioni interessate, dovrebbe integrare dati scientifici aggiornati, tenere conto delle specificità territoriali e prevedere meccanismi di governance trasparenti e partecipati, garantendo la sostenibilità delle misure di gestione nel lungo termine e promuovendo una cultura di convivenza basata sul rispetto reciproco tra uomo e natura.
Il futuro della gestione della fauna selvatica in Italia, e in particolare del lupo, dipende dalla capacità di superare le logiche settoriali e di adottare un approccio olistico e integrato.

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