La negoziazione per il rinnovo dell’accordo collettivo regionale rivolto ai medici di medicina generale in Sardegna si presenta in una fase delicata, segnata da un crescente disallineamento tra le posizioni della Regione e quelle dello Snami.
L’attuale proposta regionale, pur rappresentando un punto di partenza, solleva interrogativi significativi che lo Snami ritiene imprescindibili da risolvere prima di poter esprimere una firma condivisa.
L’appello lanciato dal sindacato non è un gesto isolato, ma un invito pressante rivolto a tutti gli attori coinvolti nel processo di rinnovamento: segretari, presidenti e delegazioni di Fimmg, Smi, Fmt e Cisl.
Si tratta di una richiesta di condivisione e di una chiamata alla responsabilità collettiva, al fine di evitare l’approvazione affrettata di un accordo che, a giudizio dello Snami, rischierebbe di compromettere la sostenibilità e la valorizzazione della professione medica.
Le preoccupazioni espresse dallo Snami ruotano attorno a una serie di criticità strutturali che l’accordo attuale non riesce ad affrontare in modo esaustivo.
In particolare, si segnala una carenza significativa dal punto di vista normativo, che non tiene conto delle esigenze concrete dei medici di medicina generale e rischia di generare ulteriori disagi operativi.
L’elemento più controverso riguarda il legame di parte degli emolumenti a parametri quali la riduzione degli accessi al pronto soccorso e l’aumento delle cure domiciliari.
Tale meccanismo, a parere dello Snami, introduce un elemento di distorsione che non riflette la reale complessità del lavoro medico e che penalizza ingiustamente coloro che operano in contesti con particolari criticità.
È imperativo, infatti, considerare che l’utilizzo inappropriato dei servizi di emergenza non è una conseguenza della gestione dei medici di famiglia, ma è il risultato di dinamiche sociali e sanitarie più ampie che necessitano di interventi mirati e strutturali.
Inoltre, l’accordo in discussione non offre una risposta adeguata al tema del ruolo unico, una questione cruciale per la definizione delle responsabilità e delle competenze dei medici di medicina generale.
La mancanza di chiarezza in questo ambito contribuisce a creare un clima di incertezza e di frustrazione, alimentando il fenomeno dell’abbandono della professione.
Lo Snami sottolinea che la corsa a una firma rapida, motivata da logiche strumentali, rischia di compromettere la qualità dell’accordo e di penalizzare ulteriormente i medici, già messi a dura prova da un sistema sanitario in continua evoluzione.
La valorizzazione della professione medica, il miglioramento delle condizioni di lavoro e la garanzia di una equa retribuzione sono obiettivi imprescindibili che richiedono un confronto aperto e costruttivo, volto a trovare soluzioni condivise e sostenibili nel tempo.
L’appello finale è un monito a privilegiare la riflessione e la ricerca di un accordo che risponda effettivamente alle esigenze dei medici e che contribuisca a rafforzare la sanità territoriale sarda.