L’emergenza giovanile nell’ambito della radicalizzazione online rappresenta una sfida complessa e in rapida evoluzione, come testimoniato dai recenti dati investigativi.
Un’analisi delle indagini condotte negli ultimi anni rivela un allarmante aumento del coinvolgimento di minori nella produzione e diffusione di contenuti estremisti e violenti sul web.
Tra gennaio 2023 e la prima metà del 2025, si è assistito a un incremento esponenziale delle misure cautelari applicate a minori, passando da un caso nel 2023 a sei nella prima metà del 2025, e a un altrettanto significativo aumento degli approfondimenti investigativi, che hanno coinvolto 107 giovani, con una progressione costante nel tempo (9 nel 2023, 46 nel 2024 e 52 nella prima metà del 2025).
Le operazioni odierne, che hanno visto l’esecuzione di 22 perquisizioni in diverse località italiane, evidenziano la capillare presenza di queste dinamiche a livello nazionale.
I profili estremisti rilevati non si limitano a una sola ideologia, ma abbracciano un ventaglio di orientamenti radicali, tra cui la suprematista, l’accelerazionista (che promuove un’accelerazione violenta del cambiamento sociale), l’antagonista (spesso associata a movimenti di protesta radicale) e il jihadista (legato a gruppi terroristici islamici).
I casi specifici emersi dalle indagini delineano un quadro preoccupante.
Si tratta di un quattordicenne di Oristano, attratto dall’ideologia suprematista, che pubblica sui social media immagini di sé con il volto travisato e armato, e di due sedicenni coinvolti in atti di vandalismo durante una manifestazione antagonista, che hanno preso di mira proprietà private.
A Ravenna, un altro giovane è stato individuato per aver condiviso propaganda jihadista dell’ISIS attraverso canali di comunicazione come WhatsApp, dimostrando una pericolosa esposizione a contenuti radicali.
L’analisi delle dinamiche online rivela spesso un’eco-camera di idee estreme, amplificata dalla velocità e dalla viralità dei social media, dove i minori più vulnerabili possono essere facilmente manipolati e radicalizzati.
Le perquisizioni hanno interessato anche due minori residenti nella provincia di Oristano, sottolineando la necessità di un’indagine approfondita e coordinata a livello locale.
Oltre all’azione giudiziaria, è cruciale un approccio multidisciplinare che coinvolga famiglie, scuole, comunità locali e professionisti della salute mentale.
L’obiettivo primario deve essere la prevenzione, attraverso programmi educativi che promuovano il pensiero critico, l’alfabetizzazione digitale e la resilienza, e l’intervento precoce per i giovani a rischio.
La sfida non è solo quella di contrastare la radicalizzazione online, ma anche di comprendere le cause profonde che la alimentano: disagi familiari, isolamento sociale, ricerca di identità e appartenenza, e la vulnerabilità di fronte a narrazioni semplificatrici e violente.
L’analisi dei dati deve essere integrata da studi sociologici e psicologici per sviluppare strategie di intervento mirate ed efficaci, in grado di proteggere i giovani da un percorso che può avere conseguenze devastanti sia per loro stessi che per la società.