Angelo Sanna, prefetto-questore con radici sarde profonde, incrocia con passo disteso il paesaggio della Planargia, terra natale. Nato e cresciuto a Roma, il suo legame con Montresta, frazione di Bosa, affonda le radici in una storia millenaria, intessuta di influenze elleniche. Nel Cinquecento, una colonia greca lasciò un’impronta indelebile in quest’angolo dell’isola, un retaggio culturale che arricchisce l’identità del luogo.Recentemente, l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Salvatore Salis, ha voluto onorare Sanna con la cittadinanza onoraria, un gesto che apre un dialogo significativo con gli espatriati montrestesi che si sono distinti in diversi settori, dall’economia alla scienza. Un riconoscimento particolarmente sentito per un uomo che ha costruito una carriera esemplare nelle fila della Polizia di Stato, scalando posizioni di responsabilità.La sua esperienza a Torino, tuttavia, è stata segnata da un evento traumatico. Il 3 giugno 2017, una festa in piazza San Carlo si trasformò in tragedia a causa di una banda di rapinatori che, per seminare il panico, utilizzò spray al peperoncino, causando tre morti e oltre mille feriti. L’esperienza lo segnò profondamente, portandolo a vivere un processo giudiziario complesso e doloroso. L’assoluzione, pur accolta con sollievo, non cancellò il peso emotivo di quegli eventi. La sentenza stessa, riconoscendo la sua dedizione e la scrupolosa aderenza al dovere, rappresentò una conferma del suo impegno e della sua integrità.La sua capacità di mantenere la calma e la professionalità durante il processo, la sua disponibilità a collaborare e a testimoniare, gli valsero il rispetto e la gratitudine delle parti civili, un riconoscimento che andò al di là della mera giustizia formale. Questa forza d’animo, nutrita dall’eredità familiare, dalle tradizioni di Montresta e dallo spirito sardo, gli permise di affrontare le avversità con determinazione.Essere un funzionario dello Stato e trovarsi sotto accusa rappresenta una prova ardua. Sanna, tuttavia, confidò fin dall’inizio in un esito positivo, guidato dalla convinzione di aver agito nel rispetto del proprio dovere e della legge. Pur essendo pronto a lasciare il suo incarico, come prassi, ricevette l’incoraggiamento e il sostegno del Capo della Polizia Gabrielli e del Ministro Minniti, che riconobbero il valore del suo lavoro e la sua competenza. La sua ordinanza per l’evento di Piazza San Carlo, più dettagliata e approfondita di quella di eventi analoghi precedenti, testimonia la sua meticolosità e la sua attenzione ai dettagli.Invece di una rimozione o un trasferimento, fu incaricato di coordinare la sicurezza del G7 in Val di Susa, un compito delicato che richiedeva esperienza e capacità di gestione. La sua presenza si rivelò determinante per la riuscita dell’evento, evitando disordini e arrestando i capi di Askatasuna.Le esperienze nei commissariati di Olbia e Sassari furono altrettanto formative. Olbia, in particolare, si presentò come un contesto complesso, caratterizzato dalla gestione di numerosi collaboratori di giustizia, spesso legati a pericolosi cartelli colombiani. Allo stesso tempo, si fronteggiava un’organizzazione criminale intenzionata a infiltrarsi nel tessuto economico locale. Grazie ad un’azione preventiva, si riuscì a sventare il piano criminale, costringendo i responsabili a fuggire. Questi episodi testimoniano l’importanza di un’azione di prevenzione e di un’intesa operativa tra le diverse forze dell’ordine.
Sanna, prefetto sardo: tra radici elleniche e il peso di una tragedia.
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