La sentenza del Tribunale di Sassari, pronunciata dal giudice Sara Pelicci, ha restituito la libertà a tredici individui coinvolti in un episodio di grave violenza collettiva che sconvolse la città nell’ottobre del 2017. L’assoluzione totale, in netto contrasto con le richieste di condanna della Procura (che mirava a pene detentive tra i quattro e i sette mesi), solleva interrogativi significativi sul peso delle prove e sull’interpretazione degli eventi.La vicenda, che eclissò la quiete del quartiere Santa Maria di Pisa, a Sassari, ebbe origine in piazza Dettori e vide contrapporsi una congrega di giovani originari della città e un gruppo di residenti stranieri ospiti in un centro di accoglienza gestito dalla cooperativa Pime, situato in via Solari. L’escalation di violenza si manifestò con l’utilizzo di oggetti contundenti come bastoni, cinghie e bottiglie, generando ferite a tre persone – due ospiti del centro e un cittadino sassarese – uno dei quali necessitò di cure mediche urgenti presso il pronto soccorso dell’ospedale Santissima Annunziata.La Procura, basandosi sulle indagini preliminari e le testimonianze raccolte, aveva individuato i tredici imputati come partecipanti attivi agli scontri, contestando loro non solo il reato di rissa, ma anche, per alcuni, quello di violenza privata, legato all’aggressione all’auto del direttore del centro di accoglienza, accompagnata da insulti e minacce. L’accusa delineava uno scenario di premeditazione e di un’atmosfera di crescente tensione che aveva preceduto l’esplosione della violenza.Tuttavia, il pool di difesa, composto dagli avvocati Pierluigi Olivieiri, Guido Demartis, Letizia Doppiu Anfossi, Mariano Mameli, Marco Manca, Sabrina Mura, Giuseppe Onorato, Marco Palmieri, Gabriela Pinna Nossai e Martina Salaris, ha saputo smontare le accuse, evidenziando la fragilità e le contraddizioni delle prove addotte dall’accusa. La giudice Pelicci, valutando attentamente gli atti processuali, ha ritenuto non sufficientemente dimostrata la partecipazione degli imputati agli scontri, accogliendo le argomentazioni difensive.La sentenza solleva riflessioni cruciali sulla complessità dell’accertamento della responsabilità in episodi di violenza collettiva. La difficoltà di individuare con certezza i protagonisti di una rissa, soprattutto in contesti caratterizzati da confusione e scarsa visibilità, può portare a dubbi ragionevoli sulla colpevolezza degli imputati. Inoltre, l’episodio getta luce sulle dinamiche sociali e culturali sottostanti, evidenziando le possibili tensioni e incomprensioni che possono sfociare in violenza, soprattutto in aree marginali e densamente popolate, dove la convivenza tra diverse comunità può essere segnata da fragilità e difficoltà. La presenza di un centro di accoglienza, destinato a persone vulnerabili e spesso emarginate, accentua la necessità di interventi sociali mirati a favorire l’integrazione e a prevenire il rischio di conflitti.
Sassari, assolti tredici imputati per rissa: il peso delle prove al vaglio del giudice.
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