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giovedì 23 Ottobre 2025

Sorso, residenza ‘Noli me tollere’: processo per maltrattamenti e abusi

Il Tribunale di Sassari si appresta a celebrare un processo di notevole gravità, scaturito da un’indagine che ha svelato un quadro di profonda trascuratezza e presunte violenze all’interno della residenza per anziani ‘Noli me tollere’ di Sorso.
Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) Gian Paolo Piana ha emesso un decreto di rinvio a giudizio nei confronti della responsabile della struttura, Maria Franca Lupino, di una socia, Irene Tanca, e di cinque dipendenti, accusati di una serie di reati che offuscano il dovere di cura e assistenza.
Parallelamente, la vicenda coinvolge anche un ex consigliere comunale, Giuseppe Palopoli, e suo figlio Federico, la cui posizione è stata separata per un’ulteriore valutazione riguardante il rifiuto di collaborazione con le autorità.

L’indagine, condotta sotto la direzione del Procuratore Emanno Cattaneo, ha portato alla luce un sistema di maltrattamenti perpetrati nei confronti di ben 53 ospiti, anziani spesso affetti da fragilità fisiche e cognitive.

Le accuse contestate a Maria Franca Lupino ed Emanuela Gaspa includono maltrattamenti reiterati, un reato che testimonia una sistematica violazione dei diritti fondamentali di persone vulnerabili.
Il quadro si fa ancora più drammatico con l’accusa di abbandono di incapace, derivante dalla morte di una residente con difficoltà di deglutizione, il cui stato di alimentazione non sarebbe stato adeguatamente monitorato o gestito, sollevando interrogativi sulla capacità di garantire la sopravvivenza di una persona dipendente dall’assistenza altrui.

L’imputazione di esercizio abusivo della professione infermieristica, rivolta a Lupino, Gaspa, Giuliana Catta, Francesca Navarre, Patrizia Carta, evidenzia una potenziale mancanza di competenze e autorizzazioni necessarie per erogare prestazioni sanitarie all’interno della struttura.

Questo aspetto aggiunge un ulteriore livello di criticità, suggerendo un potenziale rischio per la salute degli ospiti derivante da pratiche non qualificate o non supervisionate.
La socia Irene Tanca è accusata di aver contribuito a mantenere operativa la residenza, erogando servizi sanitari senza possedere le necessarie certificazioni e permessi, ponendo così a rischio la legalità e la sicurezza dell’attività.
Le accuse descrivono un ambiente permeato da comportamenti vessatori: insulti, minacce, percosse e condizioni igieniche inaccettabili.

In alcuni casi, i residenti giudicati “problematici” sarebbero stati immobilizzati, legati a carrozzine e letti, o addirittura privati del pasto serale come forma di punizione, pratiche che configurano abusi inaccettabili e lesioni alla dignità umana.

L’inerzia o la connivenza della direzione, responsabile della sicurezza e del benessere degli ospiti, appare evidente.

Il coinvolgimento dell’ex consigliere comunale e del figlio, accusati di aver rifiutato di collaborare con le autorità nell’installazione di sistemi di videosorveglianza e microspie, sottolinea la volontà di occultare la realtà che si svolgeva all’interno della residenza, alimentando il sospetto di un tentativo di ostacolare le indagini e proteggere i responsabili.
La loro posizione, separata dal resto del processo, sarà oggetto di un’indagine e una valutazione a parte, focalizzandosi sulla violazione del dovere di collaborazione con la giustizia e la potenziale depistaggio.

Il caso solleva interrogativi cruciali sulla responsabilità delle istituzioni, sulla necessità di un controllo più rigoroso delle strutture per anziani e sulla tutela dei diritti delle persone più fragili.

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