La recente approvazione in Sardegna del disegno di legge 83, dedicato alla revisione della legislazione edilizia regionale, rappresenta un punto di svolta per il settore, pur sollevando interrogativi sulla sua piena conformità al quadro normativo nazionale. Il provvedimento, concepito per recepire le disposizioni del decreto nazionale denominato “Salva Casa”, ha attraversato un iter parlamentare caratterizzato da una sorprendente assenza di ostruzionismo, malgrado la complessità della materia e l’elevato numero di emendamenti presentati.L’approvazione, avvenuta in un’Aula consiliare permeata da un clima di pragmatismo, ha evidenziato una volontà diffusa di superare le inerzie del passato, con l’opposizione che ha esplicitamente rinunciato a rallentare il processo. Tuttavia, l’assenza di conflitti aperti non deve ingannare: le criticità strutturali persistono e rischiano di innescare un contenzioso con il governo centrale.Il fulcro della preoccupazione riguarda la persistenza di requisiti minimi di abitabilità particolarmente stringenti, fissati a 28 metri quadrati, in palese divergenza rispetto alla normativa nazionale che ne prevedeva una soglia inferiore, di 20 metri quadrati. Questa discrepanza, apparentemente di modesta entità, potrebbe configurare un vizio di legittimità, aprendo la strada a un ricorso da parte del governo che ne conseguirebbe un danno significativo per l’Isola.”Rischiamo di farci impugnare una legge molto attesa dai sardi per una questione di pochi metri quadrati,” ha sottolineato un esponente di Forza Italia, evidenziando l’irragionevolezza della situazione. Questa osservazione mette in luce una potenziale sproporzione tra l’obiettivo di garantire standard di qualità abitativa e il rischio di invalidare l’intero provvedimento.Nonostante le tensioni latenti, la maggioranza si è dimostrata aperta al dialogo, accogliendo alcune modifiche tecniche relative all’applicazione del Piano Particolare di Regolamento (PPR), considerate cruciali per l’effettiva implementabilità della legge. Questa flessibilità è stata definita “un atto di buona politica” dal presidente della commissione Governo del Territorio, sottolineando l’importanza di un approccio collaborativo tra le forze politiche.L’esperienza suggerisce che, per evitare un conflitto con il governo centrale e garantire la piena efficacia della legge, sarebbe opportuno rivedere la norma relativa ai requisiti minimi di abitabilità, allineandola, ove possibile, agli standard nazionali. Un’azione correttiva in questa direzione non solo mitigherà il rischio di impugnazione, ma dimostrerà anche la volontà della Regione Sardegna di operare in coerenza con il quadro normativo italiano, perseguendo al contempo il miglioramento delle condizioni abitative dei suoi cittadini. La sfida futura sarà quella di trovare un equilibrio tra le esigenze di tutela del patrimonio edilizio sardo e la necessità di conformarsi alle normative nazionali, evitando che la ricerca di soluzioni locali si trasformi in motivo di contenzioso.
Sardegna, legge edilizia approvata: rischio contenzioso con lo Stato?
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