L’approvazione del decreto-legge sulla sicurezza, nella sua recente formulazione, pone un’ombra inattesa e profondamente preoccupante sul futuro della canapa sativa in Sardegna, e con essa, sull’economia e il tessuto sociale di intere comunità rurali. Questa coltivazione, intrisa di storia e radicata nel territorio sardo fin dal periodo medievale, e successivamente consolidata nel corso del XIX secolo, si trova ora a fronteggiare una restrizione imposta che ne compromette la filiera produttiva nel suo complesso.La recente introduzione di un divieto che estende il suo raggio d’azione a tutte le fasi, dalla coltivazione alla trasformazione e alla vendita delle infiorescenze, rischia di disarticolare un comparto agricolo che ha rappresentato, e continua a rappresentare, una risorsa strategica per l’Isola. Si tratta di un’area di oltre 500 ettari, un patrimonio di conoscenze tradizionali e di innovazione che impiega direttamente e indirettamente più di 300 persone, tra agricoltori, cooperative e aziende trasformatorie. La misura, lungi dall’essere una risposta efficace alla lotta contro attività illegali, si configura come un atto miope e antiscientifico, che penalizza un settore agricolo caratterizzato da pratiche virtuose e sostenibili. La canapa sativa, in Sardegna, ha saputo ritagliarsi un ruolo cruciale come alternativa ecologica alle monocolture intensive, contribuendo alla diversificazione agricola, alla conservazione della biodiversità e alla riqualificazione di aree marginali.Le stime fornite dalle associazioni di categoria parlano di un danno economico potenziale che supera i 1,5 milioni di euro annuali, una cifra che non rende giustizia al valore inestimabile di un’eccellenza agricola che ha generato occupazione, reddito e sviluppo locale. Il decreto, in sostanza, privilegia un approccio repressivo e ideologicamente orientato, anziché promuovere una regolamentazione intelligente e flessibile che possa tutelare gli operatori onesti e contrastare efficacemente le attività illegali.Questo provvedimento contrasta apertamente con la vocazione green della Sardegna, che aspira a diventare un modello di sostenibilità ambientale e di economia circolare. Le politiche europee, sempre più attente alla promozione di colture alternative e alla valorizzazione delle risorse agricole locali, risultano in questo modo contraddistamente disattese. La Sardegna rischia di perdere un’opportunità unica di crescita economica e di sviluppo sociale, sacrificando un’eccellenza agricola sull’altare di un provvedimento maldestro e controproducente. È imperativo un ripensamento urgente e una revisione del decreto, in grado di riconoscere il valore strategico della canapa sativa e di sostenere gli operatori che hanno investito con coraggio e competenza in questa coltura innovativa e sostenibile.
Canapa Sarda: il Decreto Rischia di Affossare un’Eccellenza Agricola.
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