Il crescente bisogno di chiarezza e supporto in materia di diritti connessi al fine vita si manifesta con sempre maggiore intensità, come testimoniato dai dati recentemente rilasciati dal ‘Numero Bianco’ dell’associazione Luca Coscioni.
Nel solo Molise, negli ultimi dodici mesi, il servizio ha registrato 62 richieste di informazioni, un dato significativo che, se contestualizzato, rivela un tasso di 22 contatti ogni 100.000 abitanti, indicativo di una crescente sensibilità verso tematiche complesse e delicate.
A livello nazionale, il ‘Numero Bianco’ ha gestito oltre 16.000 richieste, un incremento del 14% rispetto all’anno precedente, un dato che riflette una progressiva disomogeneità nella conoscenza dei propri diritti e un bisogno diffuso di orientamento in un panorama legislativo ancora in evoluzione.
Questo incremento non è semplicemente numerico, ma rivela un’urgenza di comprensione, alimentata da un invecchiamento della popolazione, dall’aumento delle patologie croniche e da una maggiore consapevolezza dei diritti individuali.
Il servizio, operativo 24 ore su 24, si propone come un punto di riferimento gratuito per chi si confronta con scelte esistenziali complesse, affrontando argomenti spinosi come l’eutanasia, il suicidio medicalmente assistito, il testamento biologico, l’interruzione delle terapie salvavita e la sedazione palliativa profonda, quest’ultima spesso un’alternativa al rifiuto di trattamenti più invasivi.
L’analisi delle richieste ha evidenziato una prevalenza di domande relative all’eutanasia e al suicidio medicalmente assistito, con una media di circa 5 richieste al giorno, segno di una crescente attenzione verso queste opzioni, pur rimanendo al centro di un acceso dibattito etico e legale.
Nonostante ciò, anche le richieste riguardanti l’interruzione delle terapie e la sedazione palliativa profonda si mantengono rilevanti, dimostrando un interesse diffuso verso approcci terapeutici finalizzati alla dignità e al sollievo dalla sofferenza, anche a costo di anticipare la conclusione della vita.
Particolarmente significativa è l’informazione pratica fornita a 580 persone, distribuite equamente tra donne (51%) e uomini (49%), con indicazioni concrete per accedere alla morte volontaria medicalmente assistita, un diritto esercitato al di fuori dei confini nazionali, in Paesi come la Svizzera, dove tale pratica è legalizzata.
Questa circostanza sottolinea la necessità di un dibattito nazionale più ampio e costruttivo per garantire la tutela dei diritti individuali e la possibilità di scegliere, con consapevolezza e dignità, il proprio percorso di fine vita, all’interno del contesto legale italiano.
La disparità di genere nelle richieste, pur essendo minima, suggerisce anche la necessità di approcci comunicativi mirati a raggiungere specifici gruppi di popolazione, garantendo un accesso equo all’informazione e al supporto necessari.