martedì 29 Luglio 2025
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Lupi e Orsi a Rischio: L’Ossessione per le Foto Minaccia il Parco

L’ossessione per l’immagine, alimentata dalla cultura digitale, sta mettendo a dura prova la salvaguardia del patrimonio faunistico del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

La proliferazione di fotografie di lupi e orsi, spesso condivise sui social media, è oggetto di crescente preoccupazione da parte dell’ente parco, che denuncia comportamenti irresponsabili, a volte mascherati da presunte precauzioni.

Il problema non risiede tanto nell’atto fotografico in sé, ma nella sua strumentalizzazione, nell’uso che ne viene fatto per accattivarsi attenzione e visibilità.

L’estetica del “wildlife” diventa un prodotto, divorato da un pubblico insensibile al delicato equilibrio ecologico che si sta mettendo a repentaglio.

La didascalia “scattata a distanza per non disturbare” si rivela una giustificazione inconsistente, un mero pretesto per legittimare una presenza che, di per sé, costituisce un disturbo.
Questa corsa all’immagine è il riflesso di una più ampia crisi di valori, un sintomo acuto dell’antropocentrismo che ancora permea il nostro rapporto con la natura.

L’egoismo, l’illusione di poter sfruttare anche le creature più vulnerabili per il proprio tornaconto personale, si manifesta con una chiarezza inquietante.

Si professa amore per la natura, si ostentano passioni, ma quando si tratta di agire con responsabilità, di rinunciare a un’opportunità di visibilità, si tende a cedere.

Il periodo riproduttivo è particolarmente critico.
La sopravvivenza dei cuccioli di lupo e orso dipende in modo cruciale dalla stabilità del loro ambiente, dalla possibilità di vivere senza interferenze.

Ogni disturbo, anche apparentemente minimo, può avere conseguenze devastanti: stress, abbandono del nido, aumento della mortalità infantile.

I fotografi naturalisti, esperti delle dinamiche del parco, dovrebbero essere in prima linea nel proteggere queste creature, non nel sfruttarle.

L’appello del Pnalm non è solo una questione di regole da rispettare, ma un invito a una profonda riflessione etica.
È necessario un cambio di mentalità, un ritorno a un approccio più consapevole e rispettoso.
L’immagine della natura non è un bene di proprietà, ma un dono da custodire, un patrimonio da proteggere per le generazioni future.
La vera passione per la natura si misura non con la capacità di scattare una bella foto, ma con la volontà di agire con responsabilità e rispetto.
Un professionista, a differenza di un semplice appassionato, dovrebbe capire che a volte la foto migliore è quella che non viene fatta.

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