Le disparità geografiche nell’accesso alle cure oncologiche, in particolare per il trattamento chirurgico del tumore al seno, persistono come una sfida critica per il sistema sanitario italiano.
Un’analisi approfondita della mobilità sanitaria regionale, recentemente documentata nel rapporto “I numeri del cancro in Italia”, rivela un quadro allarmante: tra il 2010 e il 2023, le regioni meridionali hanno costantemente registrato tassi di fuga significativamente superiori alla media nazionale.
Questo fenomeno, definito “fuga” in termini di mobilità sanitaria, indica la percentuale di pazienti che si spostano al di fuori della propria regione per ricevere cure specialistiche.
Il divario tra Nord e Sud non è un’anomalia isolata, ma una tendenza consolidata che riflette disomogeneità strutturali e organizzative all’interno del sistema sanitario.
Le regioni di Calabria, Basilicata e Molise si distinguono per i livelli più elevati di mobilità in uscita, segnalando una potenziale carenza di risorse, competenze specialistiche o infrastrutture adeguate sul territorio.
Il caso del Molise, in particolare, merita un’analisi più dettagliata.
Il rapporto evidenzia un trend preoccupante: tassi di fuga elevati che si sono acuiti durante gli anni della pandemia, con una parziale attenuazione nel 2022 e 2023.
Nonostante questa lieve flessione, l’indice di fuga del 2023, attestatosi al 36,33%, rimane a un livello inaccettabilmente alto.
Tale dato suggerisce che, pur con sforzi di mitigazione, la capacità di soddisfare i bisogni assistenziali della popolazione locale rimane insufficiente.
La mobilità sanitaria non è semplicemente un indicatore statistico; è la manifestazione concreta di una potenziale riduzione della qualità delle cure, un aumento dei costi per il paziente (trasporti, alloggio, perdita di giorni lavorativi) e un impatto negativo sulla sostenibilità del sistema sanitario nazionale.
I pazienti costretti a cercare cure fuori regione spesso affrontano percorsi più lunghi e complessi, con possibili ritardi nella diagnosi e nel trattamento che possono compromettere la prognosi.
Lo studio, frutto della collaborazione di istituzioni scientifiche di primaria importanza come l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), l’Associazione Italiana Registri Tumori, la Fondazione AIOM, l’Osservatorio Nazionale Screening, Passi, Passi d’Argento e la Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citologia Diagnostica, sottolinea la necessità urgente di interventi mirati a ridurre le disuguaglianze regionali.
Questi interventi dovrebbero comprendere, tra l’altro, il potenziamento delle strutture sanitarie locali, l’incentivazione alla formazione di personale specializzato, l’adozione di modelli di cura integrati e telemedicina, e una maggiore attenzione alla prevenzione e alla diagnosi precoce.
Affrontare questa sfida rappresenta un imperativo etico e una condizione essenziale per garantire un sistema sanitario equo e accessibile a tutti i cittadini italiani.






